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Così è iniziato il 2020 del Pordenone - La vittoria dove è? Vietato sentirsi appagati

di Claudia Marrone

Un lusso per chiunque, in Serie B, poter tenere in panchina uno tra Tremolada e Chiaretti. Con l'aggiunta difensiva di Gasbarro e quella offensiva di Bocalon: cosa chiedere di più al Pordenone, uscito notevolmente rinforzato - e con soli pochi accorgimenti - dal mercato invernale?
Di tornare a vincere, perché in questo primo scorcio di 2020 è la continuità di risultati che sta mancando alla formazione guidata da Attilio Tesser, che aveva chiuso al secondo posto il girone di andata e si sta ora trovando a settimo.

Sia chiaro: anche una salvezza, per i ramarri, alla prima storica apparizione in B, sarebbe un ottimo risultato, ma ormai i neroverdi hanno abituato bene anche i più scettici, divenendo, per di più, un modello cui ispirarsi anche in serie cadetta, e non solo in Serie C. Programmazione, lungimiranza, solidità societaria, ottima organizzazione tattica: tutti gli elementi per fare bene ci sono, ed ecco perché dal Pordenone adesso si pretende.

Ma il nuovo anno ha regalato due soli punti, frutto di sofferti pareggi contro Frosinone e Livorno. Passi il ko contro la capolista Benevento, pesano di più quelli contro Pescara e Spezia. Resettare tutto, sentirsi appagati è vietato. Forse anche dopo aver centrato la salvezza, che tutti fissano intorno ai 45 punti.


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