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Trentalange: "Ci servono arbitri, giocatori e allenatori ricercatori, non presuntuosi"

di Dimitri Conti
Fonte: dall'inviato Lorenzo Beccarisi

Alfredo Trentalange, ex arbitro e già presidente dell'Associazione Italiana Arbitri in passato, ha parlato ai microfoni dei media presenti (tra cui noi di Tuttomercatoweb.com) a margine dell'evento "Palestra di Legalità" all'Università LUMSA a Roma: "L'arbitro non è una figura simpatica per temi come rispetto delle regole e legalità ma si deve pensare che dietro a quella figura c'è un ragazzo appassionato, che si impegna e fa sport. Magari si sente protagonista, in senso buono, deve dare un servizio: pensiamo che un fallo fischiato correttamente evita, ad esempio, la vendetta. Se un arbitro è preparato e allenato e fischia correttamente, anche chi ha subito il fallo può pensare di continuare a giocare in pace. E in pochi attimi ecco che hai insegnato valori fondamentali. Come che, attraverso la giustizia, si raggiunge la pace. Questi sono valori universali e credo che gli studenti fossero d'accordo. Servono tanti master per spiegare una cosa così semplice ma che cambierebbe la vita di tante persone. Pensiamo alle varie guerre...".

Comunicazione per il mondo arbitrale. Un tema attualissimo.
"Il futuro è fatto di comunicazione e aprire canali è fondamentale. Questo perché c'è pregiudizio: verso l'arbitro ma in generale verso il diverso. Verso chi ha un'altra cultura o una diversa religione. Aprire canali di comunicazione significa non avere più paura perché l'altro mi è prossimo: è fondamentale. Certo, però bisogna parlare la stessa lingua, come diceva Don Milani. Che si sia ricchi o poveri importa meno. Con stessa lingua intendo che arbitri, calciatori e allenatori siano dei ricercatori e non dei presuntuosi".

Significa quindi anche far parlare gli arbitri dopo la partita?
"C'è un tempo per tutto...".


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