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Torino, Sanabria con Brekalo e Pjaca: Juric fa le prove di una squadra sempre più straniera

di Emanuele Pastorella

Sarà un Toro senza Belotti, il recupero del Gallo in vista di domani appare una missione sempre più impossibile. Il mirino del capitano granata si è spostato decisamente su Reggio Emilia: per rivederlo in campo dal primo minuto, infatti, sembra inevitabile dover aspettare la sfida di venerdì prossimo contro il Sassuolo. Così, il tecnico Juric continua a fare gli esperimenti di un Toro anti-Salernitana senza Belotti. E si va verso un tridente tutto straniero: Brekalo da una parte, Pjaca dall’altra, Sanabria dall’altra. E per fortuna che il paraguayano è rientrato anticipatamente sotto la Mole dopo le gare con la sua Nazionale, visto che anche Zaza è indisponibile e Verdi si è fermato ai box. Le prove al Fila proseguono, mentre Juric si ritrova tra le mani un Toro che non è mai stato così internazionale.

Sedici paesi rappresentati, venti stranieri in totale: soltanto la Lazio, con 26, e l’Udinese, a quota 23, hanno in rosa più stranieri rispetto alla squadra a disposizione del croato. Un dato che, negli ultimi anni, ha subito una netta impennata: nel 2019 erano 13, l’anno scorso 14, in questa stagione rappresentano oltre il 65 per cento dell’intero parco giocatori. Su dieci difensori, ad esempio, gli unici italiani sono Izzo e Buongiorno, nemmeno dei punti fissi per l’allenatore ma valide alternative. D’altra parte, le trattative concluse durante l’ultima sessione di calciomercato sono andate in questa direzione: sette entrate in totale, sei stranieri acquistati. L’unico italiano ad essere un volto nuovo è Tommaso Pobega, tra l’altro al momento destinato a tornare al Milan a fine stagione perché in prestito secco, poi la ricca colonia di stranieri.

Dal belga Praet ai croati Pjaca e Brekalo, passando per l’albanese Berisha fino ad arrivare a due trasferimenti in qualche modo storico: Zima è il primo calciatore ceco a vestire la maglia del Toro, mentre con Warming i granata sono tornati ad accogliere un danese a distanza di oltre trent’anni dall’ultima volta, quando sotto la Mole sbarcò Berggreen. E anche tra chi è tornato dai vari prestiti ed è rimasto, eccezion fatta per il lungodegente Edera, sono stranieri, alias Djidji e Aina.

Poi c’è la panchina, che non parla più italiano dopo che nel post-Mihajlovic si erano alternati Mazzarri, Longo, Giampaolo e Nicola: dagli anni Sessanta ad oggi, il croato è il quarto straniero dopo l’argentino Santos, allo scozzese Souness e al serbo attualmente al Bologna. Il dato che risale alla prima giornata di campionato, inoltre, ha del clamoroso: eccezion fatta per Mandragora, la formazione che ha iniziato la sfida contro l’Atalanta era composta da stranieri per dieci undicesimi.


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