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Tiago Pinto: "Muoio quando devo esonerare un allenatore". Ma lui si era già escluso

di Andrea Losapio

"Nel momento in cui di deve licenziare un allenatore sono morto". Tiago Pinto è tornato sull'esonero di José Mourinho, capitato quando il dirigente portoghese era agli sgoccioli della sua avventura professionale con la Roma, a metà gennaio: aveva già deciso di terminare la propria collaborazione a inizio febbraio. Una situazione che quindi non poteva continuare ancora per lungo, visto che proprio in quei giorni Mou aveva guadagnato un solo punto in tre partite, più aveva salutato in anticipo la Coppa Italia perdendo il derby contro la Lazio nei quarti di finale.

Una situazione esasperata anche dalle scadenze contrattuali. Alla Roma erano tutti alla fine del proprio contratto, Tiago Pinto e Mourinho su tutti, ma anche il comparto tecnico (intero). Dunque era impossibile migliorare in altra maniera che non operando un esonero e scegliendo chi conosceva l'ambiente per cercare di riportarlo agli antichi fasti. De Rossi sta facendo bene ma, almeno per ora, non c'è ancora una certezza sul suo futuro. Anche se in tempi (evidenti) di spending review questo potrebbe pesare a suo favore.

Le parole integrali di Tiago Pinto sull'esonero di Mourinho. "Quello è stato un giorno molto difficile per tutti. Io sono ancora giovane, non so se i Direttori sportivi più anziani gestiscono in modo diverso. Io nel momento in cui si deve licenziare un allenatore sono morto. De Rossi? Non possono mettermi in quei panni, ovviamente Daniele sta facendo molto bene; è una persona spettacolare. Mi ha sorpreso la consapevolezza che lui ha di quanto costa essere allenatore".

Sul fatto che De Rossi gli ha chiesto di restare. "Sì, noi abbiamo sempre avuto un buon rapporto, anche prima del suo arrivo".


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