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Massimo Basile a Scanner: "La MLS ora produce giovani talenti da vendere in Europa"

di Daniel Uccellieri

Il giornalista de La Rebubblica Massimo Basile, corrispondente negli USA, è intervenuto durante "Scanner" trasmissione di Radio FirenzeViola cura di Giulio Dini. Queste le sue parole sul campionato di calcio americano: "Il campionato americano di calcio è stato acquistato anche da più emittenti televisivi. Da un punto di vista tecnico l'MLS è un campionato abbastanza noioso. In America è una questione culturale: si preferisce vedere l'uno contro uno. Per questo il calcio non va. Tutti questi sport che vanno in America come il baseball o il basket hanno moltissime pause, nel calcio non ce ne sono. Qua poi ci saranno i Mondiali nel 2026, quindi non è da sottovalutare come cosa, può essere una possibilità di crescita".

Sui giocatori italiani che sono andati a giocare in MLS:
"Chiellini a Los Angeles ha chiuso la sua carriera alla grande. Insigne è arrivato come il giocatore più pagato della MLS, prima che arrivasse Messi ovviamente. Si inseriva in una comunità italoamericana molto forte. Per giocare qua però ci vogliono delle motivazioni extra. Qualche settimana fa ho parlato con Pepito Rossi, e la cosa che lo turbava è l'assenza di fame nei giocatori. La cultura qua è che se non ce la fai nel calcio, provi con un altro sport. E questa cultura si prospetta anche nel professionismo dove non c'è quella tensione che invece ci sono nei campionati europei. C'è assenza di adrenalina".

Si può dire che l'MLS produce talenti invece che spettacolo?
"È il risultato di una politica che è cambiata. I club hanno capito che non aveva senso prendere giocatori da svernare, ma produrre giovani da vendere al mercato europeo. Loro prendono dei giovani dalle accademie sudamericane e hanno dei tecnici federali che seguono i migliori giovani talenti nel Paese".


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