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Inter, Sensi e una stabilità fisica divenuta chimera. Conte continua a sperare

di Alessandro Rimi

Come sta Stefano Sensi? Pronto per giocare dall'inizio? "No" e fine della storia, risponde Antonio Conte. Perché fosse facile fare un quadro della condizione fisica dell'ex Sassuolo. Gli adduttori, il polpaccio, il piede, il bicipite femorale, la coscia sinistra. Da quando veste la maglia nerazzurra mai ha giocato più di sei gare di fila. Dal suo rientro ha totalizzato appena 17 minuti tra il Real Madrid e la sfida di Reggio Emilia contro i neroverdi. Evidentemente necessita di altro tempo, non certo poco, per potersi candidare a una maglia da titolare. Sembra svogliato, un po' rassegnato il tecnico interista quando si parla del suo play dalle enormi potenzialità. Illuminante, quanto fragile. Troppo. L'Inter voleva fare di lui un calciatore multi-ruolo: play basso, mezzala offensiva, trequartista. In campo, a inizio della scorsa stagione, stava per cominciare a fare la differenza. A Dortmund e a Barcellona, in realtà, l'aveva già fatta. Con i movimenti rapidi, la precisione e il possesso, l'assist e il gol. E poi un nuovo calvario, un'attesa infinita, una pedina fantasma, un sogno mai concretizzato. Almeno, fino a questo momento. E dire che con lui i nerazzurri potrebbero allargare la diversità di caratteristiche di una rosa già parecchio differenziata. "In mezzo al campo abbiamo giocatori simili e perciò Vidal è fondamentale per coprire ulteriore spazi", dice Antonio Conte. Con la speranza che, nel lungo periodo, Sensi trovi quella stabilità fisica divenuta chimera, determinante per riempire gli ultimi vuoti rimasti. Le sue qualità, in questa squadra, sarebbero parecchio d'aiuto.


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