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Il presidente della LND Abete: "Nessuno è padrone del calcio. Dilettanti preoccuapati"

di Andrea Losapio

"Nessuno è padrone del calcio". A dirlo è Giancarlo Abete, presidente del Lega Nazional Dilettanti. "Si vuole il bene del calcio o stiamo parlando di potere? Non c’è nesso tra pesi ponderati e crescita del sistema. I pacchetti devono essere completi: mettiamo allora sul tavolo anche la mutualità al 10% che è la più bassa d’Europa, i 36 milioni che arrivano da Sport e Salute a fronte del miliardo e duecento milioni di gettito, il supporto che manca alla base, il prelievo sulle scommesse, la tax credit e più in generale le tante richieste fatte dal nostro mondo".

Sui dilettanti.
"Sono preoccupati. Sarebbe stato opportuno attendere ancora un anno per rendere davvero operativa una riforma che è ancora correggibile. Non ci siamo mai opposti ai princìpi, ma tante società stanno abbandonando i vivai alla luce di oneri sempre maggiori.

Sull'emendamento Mulè.
"Le leggi si rispettano. Rischia però di essere mortifi cato il valore del volontariato. Il calcio è, in primo luogo, quello del milione e 116mila tesserati del nostro mondo. In Europa i riferimenti sono Inghilterra e Spagna, giusto? Bene, non si capisce perché adesso invece del modello Premier l’obiettivo della A sia diventato aumentare le percentuali. Nella struttura federale spagnola la presenza dei professionisti in consiglio e in assemblea è minima, ma questo non ha impedito alla Spagna di vincere 28 finali su 28 tra club e nazionali. Il peso dei “pro” non determina i risultati e quello dei dilettanti in Italia è il più basso tra le 5 federazioni top".


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