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Genoa, che storia Kallon: "Via dalla Sierra Leone per non diventare un bambino-soldato"

di Pierpaolo Matrone

Quando fece il suo provino al Genoa, Yayah Kallon, arrivato dalla Sierra Leone, segnò due gol nel primo tempo e all'intervallo "Mi accompagnarono negli spogliatoi - racconta a La Gazzetta dello Sport - per chiedermi del mio passato, ma io non avevo mai giocato davvero a calcio, soltanto a casa mia in Sierra Leone per strada, sino a quel momento. Talvolta facevo le sfide con i ragazzi più grandi, che però mi mettevano in porta perché secondo loro ero troppo bravo...".

Perché il giovane attaccante rossoblù, decisivo venerdì in Coppa Italia contro il Perugia, ha lasciato il suo Paese? Lo spiega lui nel prosieguo dell'intervista: "L’alternativa era rimanere lì e diventare un bambino-soldato in una delle organizzazioni locali che reclutavano i ragazzi per farli combattere. Era già successo ad alcuni miei familiari... A quel punto, ne ho parlato con i miei genitori, e alla fine abbiamo preso questa decisione. Da allora non sono più tornato a casa, ma ora sento i miei ogni due-tre giorni. Venerdì ho subito avvisato la mamma che avevo segnato con la prima squadra, era felicissima. Ho visto la gente soffrire, anche quando sono passato dalla Libia e ho dovuto lavorare per raccogliere la cifra necessaria ad affrontare la traversata di otto ore verso Lampedusa. Certe esperienze, però, mi hanno anche aperto il cuore. Ora mi piace molto stare con i bambini, ho partecipato anche ai Genoa Camp, devo dire che i piccoli calciatori erano sempre tutti attaccati a me...".


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