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Chievo, i totem Sorrentino e Pellissier e un futuro tutto da scrivere

di Michele Pavese

"Non ho mai mollato e non mollerò mai, voglio sempre dimostrare qualcosa a quelli che dicono che sono vecchio, non devo essere loro a decidere quando smetterò". Così parlava Sergio Pellissier lo scorso 5 dicembre, quando sulla panchina del ChievoVerona c'era ancora Gian Piero Ventura e la squadra scaligera aveva ancora possibilità di salvarsi. Oggi il Chievo è retrocesso aritmeticamente e il mondo del calcio si interroga su quale sarà il futuro della bandiera di una società che dovrà necessariamente cambiare qualcosa in una rosa composta da tanti giocatori sul viale del tramonto. Ma Pellissier potrebbe essere l'eccezione: diciassette anni con la stessa maglia, di cui solo uno in serie cadetta. Una piccola realtà con cui ha realizzato 139 reti in 512 presenze e con la quale il bomber di Aosta ha un legame fortissimo. Chiudere con una retrocessione non renderebbe giustizia a una delle storie più belle del nostro calcio negli ultimi anni.

Il processo di svecchiamento, comunque, è già cominciato a gennaio e ha portato alle cessioni di molti artefici delle splendide annate con Rolando Maran in panchina. Da questo discorso, però, potrebbero esulare i due quarentenni terribili, Sergio Pellissier e Stefano Sorrentino. Anche il portiere non sembra aver intenzione di appendere i guantoni al chiodo e potrebbe continuare a inseguire l'obiettivo delle 400 presenze in Serie A, come ha dichiarato nel giorno del suo compleanno. In questo caso, sarebbero due le strade da percorrere: restare a Verona per riconquistare subito il massimo campionato (ipotesi più lontana dopo la mancata convocazione per la sfida di Roma), oppure guardarsi intorno e capire se ci siano squadre disposte a investire sull'esperienza e l'affidabilità di un estremo difensore che ha mostrato, a più riprese, di avere ancora i riflessi pronti. Chiedere, per esempio, a Cristiano Ronaldo.


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