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Caso ultras, steward minacciati e picchiati per gestire gli ingressi. La ricostruzione

di Dimitri Conti

L'edizione odierna de Il Corriere della Sera si sofferma con ampi approfondimenti alla questione delle indagini della Procura di Milano nei confronti dei capi ultrà delle curve di Inter e Milan, con numerose potenziali accuse di attività illecite a loro rivolte.

Tra queste anche il business degli ingressi allo stadio e dei biglietti per le partite al Meazza. Una telefonata intercettata dagli inquirenti, per esempio, vede il delegato alla sicurezza per lo stadio dell'Inter telefonare a Renato Bosetti, definito 're dei biglietti della Nord'. Con la contestazione: "I tuoi al primo anello verde... è palese che sono sia sulle scale che sui seggiolini. Son tutti in piedi, e non va bene. Te l’avevo detto. Devono levarsi dalla scala, ognuno di loro deve avere il posto a sedere, sennò diventa un problema". La partita è un Inter-Atalanta di quattro anni fa, ma la scena si è ripetuta ad ogni partita casalinga a San Siro. Questa è la principale voce a bilancio delle curve, sempre tollerato dai club, con tanto di catalogo stile menu dal quale scegliere la proposta migliore.

Con inevitabile coinvolgimento degli steward, che possono essere complici nel far passare gli irregolari o arrivare addirittura a prenderle. Gli stessi addetti in pettorina spesso venivano affiancati da qualche ultrà, a segnalare chi deve passare senza problemi o controlli. In una situazione persino Andrea Beretta, capo ultrà in manette e sul quale pendeva un Daspo, ha sfidato i divieti per istruire lo steward di turno. Il quotidiano riporta la versione di uno degli addetti alla sicurezza: "Normalmente gli ultras mi indicano le persone, e io li faccio entrare. L’ho fatto per evitare che gli ultras possano 'sfondare' e che qualcuno di loro possa minacciare me o i miei collaboratori. Da questa stagione però la cosa è sfuggita di mano". E ancora, un altro al telefono con Ferdico protesta: "Tu mi hai detto dieci (persone, ndr) ma ne sono arrivati centocinquanta!". E per chi non collabora, sono minacce ("Devi aprire o non ti faccio lavorare più") se non peggio ("Mi hanno tirato uno schiaffo e subito dopo un pugno"). Un altro metodo, conclude l'articolo, è di infilarsi con l'aiuto dei parcheggiatori nei sotterranei.


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