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Caso Scommesse, caccia agli indizi sui device. Ma l'uso del contante fa da scudo

di Tommaso Maschio

“In questa brutta favola, piena di fratellini allo sbando e di orchi sparsi qua e là, ognuno segue le tracce che vuole, seminate lungo il cammino come le briciole di pane di Pollicino”. Inizia così l’articolo a firma Giorgio Marota sul Corriere dello Sport in cui si mettono da parte le rivelazioni di Fabrizio Corona, che domani sarà ospite nel programma di Nunzio Di Girolamo su Rai3, e ci si concentra sul lavoro della Procura di Torino.

“Anche gli inquirenti di Torino seguono le tracce. Niente molliche, ma una scia elettronica fatta di domini web, indirizzi IP, nickname, chat, tutto quello che non sparisce mai del tutto dai device e dai server, anche quelli proibiti. Su questo stanno indagando a Torino, ricercando nei telefoni e nei tablet di Zaniolo e Tonali non la prova di una scommessa sul calcio (la legge lo consente), ma di una scommessa illegale. (...) Più difficile seguire l’altra traccia, quella regina di ogni inchiesta: i soldi. Per sua natura, il gioco illegale passa necessariamente per l’uso intensivo del contante. I personaggi pubblici non possono certamente recarsi in banca e fare un prelievo milionario. Finisce allora che i pagamenti non tracciati e i prestiti a strozzo diventano quasi un’abitudine per poter far parte di certi giri”.

“Sullo sfondo della maxi-inchiesta sui siti illegali (ogni anno le autorità ne oscurano circa 10 mila).- conclude l’articolo - Un piatto troppo ricco per non fare gola anche alla criminalità organizzata, che negli ultimi anni l’ha reso un business parecchio remunerativo. La connessione tra calciatori e criminali al momento non sembra immediata, ma il sospetto degli inquirenti è che qualche legame in fondo, sotto sotto, ci sia”.


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