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Caos organizzato o 4-2-fantasia? Juve, col Barça assetto variabile in attacco. Fin troppo

di Ivan Cardia

La sconfitta contro il Barcellona di ieri sera riapre nuovi interrogativi in casa Juventus. La squadra di Andrea Pirlo, fortemente criticato per la resa del centrocampo e degli uomini di maggior fantasia, schierati tutti insieme dal primo minuto, continua a lasciare più di un interrogativo per quanto riguarda il modulo base. Se lo schieramento difensivo sembra ormai stabilmente declinato a quattro, almeno in fase di non possesso, per poi passare a tre quando si tratta di attaccare, al cospetto di Messi & Co non hanno convinto anche le alchimie, fin troppo variabili del reparto avanzato.

Caos organizzato o 4-2-fantasia? Il confine è piuttosto labile. E le analisi offerte dalla stessa UEFA a fine gara lo evidenziano in maniera chiara. Se il Barcellona, squadra fluida per eccellenza, è comunque stato sempre molto simile a se stesso e coerente, la Juventus ha visto modificarsi in maniera costante le proprie posizioni base. Senza darsi punti di riferimento, prima ancora che negarli ai propri avversari. La differenza principale: nell'ampiezza del gioco. Per tutto il primo tempo, Pirlo ha tenuto molto larghi Chiesa e Kulusevski, con l'obiettivo di allargare la difesa del Barça (missione non troppo riuscita), in un 4-4-2 quasi classico. Nel secondo tempo, viceversa, entrambi hanno giocato in maniera decisamente più accentrata, andando a creare una forte concentrazione in zona centrale, senza comunque rompere le righe dei catalani.

Chiesa e il dualismo Dybala-Kulusevski. Due situazioni su tutte. L'ex Fiorentina non ha quasi mai tenuto una posizione chiara. Al netto del trasferimento a destra nel finale, per buona parte del primo tempo ha fatto un continuo elastico tra una posizione più defilata e una più centrale. In maniera molto diversa da Dembélé e Pedri, per guardare a quello che potrebbe essere un riferimento a livello d'identità: entrambi hanno mantenuto una posizione molto più costante rispetto al 22 bianconero. Che nella ripresa è andato invece quasi sempre al centro, ingolfando il settore. E poi, un vero e proprio dualismo sulla destra: l'impressione che Dybala e Kulusveski si pestassero i piedi era già evidente in presa diretta. A bocce ferme e mente fredda, è ancora più chiaro: l'argentino e lo svedese, che del resto hanno in comune alcune caratteristiche, hanno quasi sempre giocato nello stesso settore di campo. Il risultato? Più che raddoppiare il talento, si è creata un'inutile sovrapposizione di ruoli, peraltro sulla corsia in cui la Juve ha una ulteriore fonte di gioco (Cuadrado), sbilanciando fin troppo la manovra verso quel settore. E creando un vuoto nelle zone non coperte, nelle quali invece la classe del 10 o del 44 avrebbe potuto fare la differenza.


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