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Barbano (CorSport) sulle scommesse: "Un'epidemia, ma la giustizia sportiva è inadeguata"

di Tommaso Maschio

Parla di vera e propria epidemia il collega del Corriere dello Sport Alessandro Barbano a riguardo del caos scommesse che ha colpito duramente anche la Nazionale con Niccolò Zaniolo e Sandro Tonali raggiunti dalla polizia nel ritiro di Coverciano e costretti a lasciarlo sotto il pesante fardello delle accuse di aver scommesso illegalmente.

Questo non è uno scandalo. È un’epidemia. Per la giustizia ordinaria di raffreddore. Per quella sportiva di peste. Un’epidemia di peste può decimare una Nazionale e tagliarla fuori per un decennio dal calcio che conta, condannando a morte un’economia sportiva. Perché Zaniolo, Tonali e Fagioli non sono propriamente accessori, ma piuttosto i pilastri dell’Italia del futuro. - si legge nel suo articolo di spalla dove si attacca anche la giustizia sportiva - (...) È una giustizia sommaria che somiglia a una santa inquisizione. Incoraggia il pentitismo e impone la delazione, in nome di un malinteso senso della lealtà sportiva. È una giustizia moralista. Che spara nel mucchio, credendo che basti una pesante squalifica per aggiustare il cervello di ventenni ignoranti, talvolta incivili, talaltra depressi, ancorché talentuosi e strapagati. Così i suoi rimedi sono peggiori dei mali che si propongono di combattere”.

E ancora: “Quando impatta con una malattia sociale gravissima come la ludopatia, infiltrata come una metastasi nel corpo sociale del sistema, questa giustizia dimostra tutta la sua inadeguatezza e la sua pericolosità. Perché squalificare per tre anni un calciatore di vent’anni, per aver ceduto a una dipendenza patologica, è una risposta impotente, inutile e dannosa. (...) Se si vuole salvare il calcio, e la Nazionale, questo anacronistico codice va cambiato. (...) Non si possono punire i comportamenti di puro pericolo, meno che mai quelli immorali. Contro i quali servono educazione, studio, formazione e civiltà. Qualità che non si danno per sentenza”.


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