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Addio Riva, Boninsegna: "È difficile fermare le lacrime. Quando tirava il pallone fischiava"

di Simone Lorini

Roberto Boninsegna racconta al Corriere dello Sport la sua lunga amicizia con Gigi Riva, partendo dal momento in cui ha capito che non avrebbe mai lasciato Cagliari e la Sardegna. "Mister Scopigno un giorno mi disse: qui dobbiamo fare cassa, ma Gigi non vuole andare via. Prima di tutto, è morto un amico - ci racconta Bonimba - Ed è difficile fermare le lacrime adesso. Lui mi avrebbe detto “Roby, sii forte come lo sei sempre stato in campo”".

Lei arrivò in Sardegna a 23 anni. Che ricordo ha di quel periodo?
"Mi hanno messo subito in camera con lui nella foresteria. Era una sorta di rito di iniziazione per i nuovi, solo che io poi sono rimasto la sua ombra. Abbiamo vissuto due anni in simbiosi. Non avevo neppure la macchina, lo seguivo ovunque. Se qualche difensore in campo esagerava con me, mi difendeva come farebbe un fratello maggiore".

Poi lei tornò all’Inter e lui vinse lo scudetto da eroe.
"Dopo il secondo posto del 1968-69 Scopignò mi disse che la Juve voleva assolutamente Gigi, ma lui non ci voleva neppure pensare. Sarebbe rimasto. Ma la società aveva bisogno di monetizzare con uno dei due, così risposi che sarei partito io ma solo per rientrare all’Inter, la mia squadra del cuore".

Come lo descriverebbe a un giovane che non l’ha mai visto giocare?
"Lo chiamavano Rombo di Tuono perché quando tirava in porta il pallone fischiava. Era un attaccante potentissimo, aveva colpo di testa fenomenale, un gran fisico, non aveva mai paura e dava sempre tutto. Aveva anche un difetto però".

Quale?
"Il destro lo usava per camminare".


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