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Sacchi a La Stampa: "Crisi Juve? Poteva accadere, non vedevo brillantezza"

di Paolo Lora Lamia

In un'intervista a La Stampa, Arrigo Sacchi ha parlato dei motivi che hanno portato la Juventus dal potenziale +1 sull'Inter di qualche settimana fa all'attuale -9 avendo giocato una partita in più.

Dal generale al particolare: qual è la sua opinione sulla frenata improvvisa della Juventus?
"Non dico me l’aspettassi, ma era possibile che potesse accadere: non vedevo brillantezza, bellezza, innovazione e solo che in Italia, se vinci, sei bravo in ogni modo. Il fatto è che siamo una nazione di tattici, in tutti i settori e non solo in panchina: chi più chi meno, andiamo avanti con le furbate. Allegri è un bravo allenatore tattico, categoria che tende a imporsi punendo l’errore avversario, lo stratega cerca invece il successo attraverso la propria strategia. Per quanto
mi riguarda, la vittoria senza merito non è vittoria".

Come mai, dopo aver tenuto a lungo il passo dell’Inter, la luce bianconera si è spenta d’improvviso?
"Non c’è mai un solo motivo, su ogni crisi incide una somma di componenti: qualche calciatore illuso dai risultati può aver smarrito concentrazione, qualcuno può essersi sentito svuotato davanti alla fuga dell’Inter, qualcuno ha accusato banalmente un calo fisico. S’è persa, probabilmente, quella cattiveria che aveva
permesso di sopperire alla mancanza di idee".

Pensa che sia stato pagato anche il prezzo dell’inesperienza?
"La Juventus ha il merito aver lanciato tanti giovani che hanno portato freschezza e brillantezza. I giovani, però, vanno sempre seguiti: ci mettono poco a sentirsi arrivati".


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