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José Mourinho, capopopolo che "non è un pirla". Vincente (quasi) ovunque

di Andrea Losapio

"Io non sono pirla”. Il primo giorno da interista di José Mourinho è difficile da scordare. Perché nella conferenza stampa di presentazione, nel 2008, sembrava già capopopolo, capace di sovvertire i pronostici e ribaltare la storia. “Come mai so l'italiano così bene? L'ho imparato presto perché sono intelligente”. Forse nella sua mente c'era già di allenare in Italia, come poi ha fatto per due stagioni indimenticabili. Culminate con il Triplete nella notte del Bernabeu, il 2-0 al Bayern Monaco firmato a doppia mandata da Diego Alberto Milito, con la corsa in mezzo al campo ma anche quella sulla macchina di Florentino Perez, come se fosse già una storia finita da tempo e che andava solo vidimata con la vittoria.

Prima e dopo grandi vittorie. La Champions con il Porto - dopo l'Europa League sempre con la stessa squadra - la Liga con il Real Madrid e le prime vittorie del Chelsea. Oppure gli ultimi trofei del Manchester United, fino alla Conference League del 2022 con la Roma, la finale d'Europa persa contro il Siviglia e un esonero che ha fatto volare gli stracci in maniera figurata.

Le frasi cult sono davvero tantissime, così come le gag - le ultime con il centravanti inesistente come frecciatina ai Friedkin - e un ruolo da capopopolo. L'unico club dove non ha vinto niente è il Tottenham, dove Daniel Levy lo ha esonerato a pochi giorni da una finale. Persa, ovviamente. Oggi José Mourinho compie 61 anni.


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