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Claudio Cesare Prandelli, ricordato più da allenatore che da vincitore di Champions e UEFA

di Andrea Losapio

La vita di Cesare Prandelli, soprattutto da allenatore, potrebbe essere oggetto di un film. Perché ha iniziato dal basso, conquistando uno Scudetto Primavera con una delle squadre migliori di sempre, con tantissimi che poi sono diventati professionisti, da Domenico Morfeo in giù. È poi passato da Lecce, Verona, Venezia e soprattutto Parma, quello di Adriano e Mutu, finito quinto nonostante i problemi della Parmalat fossero già abbastanza chiari all'orizzonte, non più vincente come prima.

Nel 2004 la possibilità Roma, di diventare grande e sperare di vincere lo Scudetto, ma il periodo - brevissimo - coincide con la malattia della moglie che ha colpito duro se non durissimo, tanto da indurlo alle dimissioni. Poi la Fiorentina, in un periodo che poteva essere bellissimo e straordinario, ma non è mai diventato l'apogeo. Sicuramente non per i viola, forse per lui ma con qualche riserva per come, purtroppo, è stato ripreso qualche tempo dopo.

Ha avuto la sua opportunità in Nazionale, per il dopo Lippi. E ha fatto bene finché l'Italia ha avuto talenti veri. Il duemiladodici quasi da mani nei capelli, rischiando di vincere l'Europeo. Il Mondiale dove a tradirlo sono stati i Cassano e i Balotelli, i suoi pretoriani, completamente differenti da lui. Può capitare, purtroppo. Dopo il girovagare e, forse, la mancanza di una spinta ulteriore per cercare di tornare su alcuni palcoscenici. Eppure da calciatore, forse sottovalutato, ha vinto una Coppa delle Coppe e una UEFA, con la Juventus degli anni ottanta. Oggi Cesare Prandelli compie 67 anni.


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