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No ad Acerbi per gli obiettivi che non sono stati raggiunti. Ma l'Inter se lo può permettere?

di Ivan Cardia

Sessanta milioni di attivo e abbattimento del monte ingaggi. Tra la fine della scorsa stagione e l'inizio di quella attuale, la proprietà dell'Inter aveva dato obiettivi chiari alla propria dirigenza. A oggi, entrambi soltanto sfiorati: i milioni in cassa non sono 60 ma circa 40, il tetto salariale è stato abbassato ma non a sufficienza. C'è ancora tempo, sia in questo mercato che nei prossimi di gennaio e giugno 2023 - soprattutto per quanto riguarda l'attivo di cui sopra - e averli avvicinati mantenendo la squadra competitiva, una vera necessità visto che le altre big si sono tutte rinforzate, è un merito non da poco per Marotta, Ausilio e Baccin.

Non basta, i tempi per Acerbi non sono maturi. Un merito non sufficiente, almeno allo stato attuale, per ottenere da Zhang e dal CdA nerazzurro il via libero alla definizione dell'affare legato a Francesco Acerbi. Non proprio costosissimo, vista l'apertura della Lazio sulla formula e la disponibilità del giocatore a rinunciare a due mensilità pur di chiudere, ma nella giornata di ieri messo fortemente a rischio dal "no" alla fumata bianca da parte della proprietà, poco convinta - pare - anche sulla visione progettuale legata alla sostituzione di un trentaquattrenne (Ranocchia) con un suo coetaneo. Una risposta negativa da prendere come temporanea, più che altro perché la diplomazia di viale della Liberazione è al lavoro per trasformarla in qualcosa di diverso.

Visite mediche rimandate, ore calde, ore decisive. Così, se il lunedì era atteso come giorno decisivo per Acerbi e il martedì come quello delle visite mediche, per ora questo programma dovrà attendere. Il no di Zhang e del CdA può davvero tradursi in un nì e magari in un sì? Molto dipenderà proprio dalla giornata che stiamo per vivere: "liberarsi" di Salcedo e Agoumé, gli ultimi due giocatori della prima squadra in cerca di un futuro altrove, renderebbe più valide le argomentazioni dei dirigenti e di Simone Inzaghi, che alla possibilità di allenare nuovamente Acerbi - non è un mistero che il tecnico ne sia stato e ne sia il principale sponsor - ci aveva fatto la bocca. Non basteranno soltanto le due cessioni, che verosimilmente potrebbero avvenire solo in prestito, ma anche che portino l'Inter ad alleggerirsi di buona parte se non di tutto l'ingaggio dei due giocatori. A quel punto, bussare al piano più alto per una risposta positiva diventerebbe un proposito più realistico.

Ma l'Inter può davvero permettersi di non prendere un difensore? Il no ad Acerbi arrivato lunedì, per quanto spiegato sinora, non è legato alle sue caratteristiche e ai suoi costi, peraltro valide le prime e bassi i secondi. Per quel che filtra allo stato attuale, per Zhang la rosa potrebbe rimanere così, aggregando Fontanarosa alla prima squadra. Inzaghi si troverebbe così tre difensori di ruolo (i titolari) e due "adattati" come D'Ambrosio e Dimarco - o Darmian - più una giovane promessa. Un po' poco, specie considerando che in realtà, dubbi dei tifosi a parte, l'Acerbi visto fino a pochi mesi fa, cioè prima di calarsi nella difesa a quattro e nel sarrismo non troppo digerito, rappresenterebbe un upgrade rispetto a Ranocchia. Senza dimenticare che, se si parla di obiettivi economici, la qualificazione alla Champions League è essenziale per il futuro dell'Inter. A oggi, i nerazzurri sono considerati tra i favoriti per il titolo. Ma là fuori Roma e Lazio si sono rinforzate, Fiorentina e Atalanta sono due mine vaganti: basta poco, gli ultimi due campionati lo hanno dimostrato, per rischiare in questa Serie A molto livellata. E nessuno vuole esagerare, comunque vada è improbabile che sarà Acerbi a fare la differenza tra andare o non andare nell'Europa che conta. Ma gli imprevisti sono dietro l'angolo, ogni dettaglio può fare la differenza, anche il sesto difensore. È un rapporto di rischi/benefici, inoltre. Si torna alla domanda di cui sopra, messa in altri termini: a livello sportivo, ma anche economico e finanziario, un innesto tutto sommato molto economico pesa più o meno del rischio, grande o piccolo che sia, che si porta dietro per l'Inter non prendere un altro difensore?

Non una bellissima chiusura. Ultima non ultima, c’è la gestione mediatica dell’estate e del mercato, importante tanto quella economica e sportiva. L’Inter ha iniziato la bella stagione col colpaccio Lukaku, riportato in Italia in prestito ma con una mezza promessa sul futuro, con Mkhitaryan, Asllani e Bellanova. Si è presentata come la più pronta e a giugno si è meritata i complimenti per un mercato sia ambizioso che competitivo, in un contesto non certo facile. Poi, pian piano, ha perso colpi. Dybala sembrava quasi fatto e alla fine è andato alla Roma a furia di aspettare: non è arrivato perché si è creata la possibilità Big Rom, ma non è detto che non diventi un rimpianto. La circostanza che la Juve abbia strapagato Bremer ha fatto passare in secondo piano che l’Inter abbia avuto per mesi in pugno il brasiliano. La formula della cessione Pinamonti - peraltro pagato la metà del pari età Scamacca - e l'intero affare Casadei hanno smentito l'assunto "mai più casi Zaniolo". Aver raggiunto ogni accordo possibile per Acerbi e poi vedere saltare un colpo finale da 1,5 milioni di euro netti a stagione non sarebbe proprio l'immagine migliore con cui lasciare la sessione di calciomercato estiva.


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