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Il Verona ha superato i pregiudizi. Scommesse, giovani e rilanci ma non è più Cenerentola

di Marco Conterio

Ivan Juric e Tony D'Amico, che son due uomini di mondo, lo sanno bene. Sarà l'anno più difficile per l'Hellas Verona. Per lui, forse, più che per ogni altra squadra della Serie A. Le previsioni della scorsa stagione davano, dalla prima all'ultima, gli scaligeri come potenziale retrocessa. Ne raccogliemmo numerose, su queste colonne, e la cosa che oggi colpisce, rileggendo i giudizi (li trovate qui) è che fu l'unica squadra sempre citata. Non il Brescia, non la SPAL, non il Lecce. Il Verona, di Juric che aveva preso il posto di Aglietti, di Rrahmani chi era costui. Di una squadra senza appigli, con Veloso vecchio, con Amrabat, Kumbulla e tanti noti a pochi e pochi adatti per tanti. Invece no. Juric ha dimostrato d'essere allenatore di gran categoria e i giocatori presi dalla dirigenza perfetti per il suo progetto. Come è a Bergamo per Gian Piero Gasperini e i giocatori che gli prende Giovanni Sartori: tra i due non saranno forse rose e fiori, ma le intuizioni combaciano col gioco del tecnico e tanto basta.

L'anno più duro Il Verona ha superato lo scetticismo, le critiche, adesso c'è attesa e per questo è pure più dura. Ruegg è arrivato dallo Zurigo, Tameze dai pochi minuti bergamaschi, oggi pure Benassi da una stagione difficilissima a Firenze. Favilli, che non ha segnato diluvi di gol in A nella sua giovane carriera, Ilic che è imberbe talento dal Manchester City. Il riscatto di Gunter che pareva una meteora e che è invece una certezza. Cetin, finora apprendista alla Roma. Pandur, dal Rijeka, per i pali. Magnani, finora buona promessa, dal Sassuolo. Un anno fa ci sarebbe stato un parere pressoché unanime su questo mercato. Adesso no. Perché i giudizi hanno superato i pregiudizi, c'è la consapevolezza che l'intuito nelle stanze del mercato, tra D'Amico, Cristallini, Margiotta e Milanetto, non manca. E che il manico, Juric, è di quelli da Serie A. Ha deciso di restare perché crede nel progetto. Ma sarà più dura per tutti, anche per lui. Si è alzata inevitabilmente l'asticella, ma è pure il bello dei traguardi raggiunti, del cuore e del punteggio oltre l'ostacolo.


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