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Dopo 80 giorni il calcio rivede la luce. Bella l'idea di ripartire dalla Coppa Italia

di Raimondo De Magistris

Non è andato tutto bene da quel 9 marzo. Sono trascorsi 80 giorni da Sassuolo-Brescia, l'ultima gara di Serie A. E da allora l'Italia ha vissuto momenti difficili e giorni drammatici, come e più di tanti altri paesi. Tutti chiusi in casa, a contare le vittime di un avversario invisibile.
Non è andato tutto bene. Ma è giusto che adesso - col calo della curva dei contagi, con tutte le precauzioni del caso - si torni a guardare avanti. Si torni a vivere, perché lo deve fare il paese e lo può fare il mondo del calcio. Non solo per una questione economica (a chi lo segue interessa poco), ma perché il calcio scandisce la nostra routine. E' un altro passo verso il tanto atteso ritorno alla normalità.

Siamo tutti consapevoli che il pallone questa estate non tornerà a rotolare come prima. Senza pubblico, non è la stessa cosa. Senza una buona preparazione, non si giocherà allo stesso ritmo. Ma è pur sempre lo sport che ci piace e che vuole far tornare ad appassionarci. Anche ai tifosi che vorrebbero ma non potranno andare allo stadio e saranno costretti a seguirlo davanti alla tv.

"La Serie A riparte il 20 giugno. Ma mi piacerebbe che prima si disputassero le tre gare che mancano per completare la Coppa Italia", ha detto all'uscita del summit odierno il Ministro Vincenzo Spadafora. "Sarebbe una ripartenza a beneficio di tutti gli italiani essendo la competizione sul servizio pubblico".
Un'idea che adesso passerà al vaglio di FIGC e Lega. Una buona idea di un Ministro che ha commesso alcuni errori ma a cui va dato atto che - sul tema ripresa - ha seguito nelle ultime settimane una sua linearità di pensiero. Ripartire dalla Coppa, ripartire da un calcio accessibile a tutti, è sicuramente il miglior modo per riavvicinare gli appassionati e i tifosi a questo sport.


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