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Boateng: "Da giovane ero grasso e pazzo. Ora voglio restare al Barça"

di Simone Bernabei

Kevin-Prince Boateng, attaccante arrivato a gennaio al Barcellona dal Sassuolo, ha parlato della nuova avventura catalana al quotidiano La Vanguardia: "Ho cambiato tante squadre e alla fine della mia carriera ecco questa occasione. Giocare in questa squadra è quanto di più emozionante possa succedere ad un calciatore. Compirò 32 anni a marzo, per me era impensabile. Ripeto, a quest'età è un sogno. Come hanno reagito i miei figli? Jermaine ha 10 anni e ha capito. Maddox si è stupito del fatto che giocherò con Messi, era felice. La mia evoluzione in attaccante? Provai con lo Schalke, ma l'idea vera e propria è arrivata al Las Palmas. Setien mi disse: 'Puoi giocare da falso nove'. Nella prima partita ho segnato, credo di avere forza e tecnica per farlo. Credo sia la posizione perfetta per me alla mia età. I miei movimenti? Ho fatto 3 anni di kick boxing, per questo muovo tanto le gambe. Il Clasico di domani? Il Real è forte. Benzema sta segnando in ogni partita, Vinicius gioca senza pressioni e Modric è un fenomeno. Noi però abbiamo una squadra più forte e siamo pronti per vincere la partita. Messi nella quotidianità? E' incredibile. Giocarci contro è dura, vederlo in campo è magico. E' come Ronaldinho, vince le partite da solo. La mia crescita mentale? Da giovane ero un po' pazzo, a 18 anni ero il capo del mio quartiere perché avevo più soldi degli altri. Poi sono diventato padre e se non maturi non puoi arrivare in squadre come Milan o Barcellona. Per questo ho cambiato il mio carattere. I problemi di peso in passato? Pesavo 95kg, ora sono 83. Era per colpa delle feste. Al Tottenham non giocavo mai, ero sempre in tribuna coi tifosi. Avevo 20 anni, andavo alle feste e mangiavo malissimo. Ora è tutto diverso, ho il mio cuoco e ho capito che il mangiare bene allunga la carriera. I miei obiettivi al Barça? Sono qua per aiutare. Mi alleno bene e farò di tutto per restare anche dopo questi 6 mesi. La Champions? Mi manca nella bacheca... se la vinco smetto di giocare. Il razzismo? Non ho paura e non mi nascondo. E' un tema delicato che coinvolge tutto il mondo, non solo Spagna e Italia. Ultimamente è successo a Koulibaly, col Napoli, ma è una cosa presente ogni giorno. Se dovesse succedere a me, me ne andrei a casa e chiederei alla mia squadra di seguirmi. E' un problema di società, nelle scuole dovrebbero esserci 2-3 ore a settimana per spiegare cos'è il razzismo. Dopo il calcio mi dedicherò sicuramente a questo. Mi piacerebbe fare come Kaepernick, anche se poi non ha più giocato in NFL. Per me resta comunque un idolo".


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