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Da enfant prodige a leader della mediana: gli 11 anni di Verratti al Paris Saint-Germain

di Paolo Lora Lamia

Dall'Adriatico di Pescara al Parco dei Principi di Parigi, con la stessa naturalezza con cui si libera di un avversario per poi servire un compagno con i giri contati. Così è avvenuto il passaggio di Marco Verratti al PSG. Una delle prime perle della collezione targata Al Khelaifi, che comincia subito a brillare ed entra nel cuore del pubblico parigino.

Siamo nell'estate del 2012 e la nuova proprietà qatariota si è insidiata da un anno alla guida del club. Dopo la beffa del mancato titolo francese, conquistato dall'outsider Montpellier, Al Khelaifi piomba sul mercato del pallone con l'obiettivo di portare una serie di stelle all'ombra della Torre Eiffel. Arrivano campioni del calibro di Ibrahimovic e Thiago Silva, ma anche giovani in cerca di affermazione. Uno di questi è proprio Marco Verratti, reduce da uno splendido campionato di Serie B con il Pescara chiuso al primo posto.

Di quel mercato estivo il centrocampista classe '92, comunque pagato 11 milioni di euro a neanche vent'anni, non è certo il colpo più sensazionale. C'è chi teme un impatto traumatico con il grande calcio, ma è il campo a spazzare via questi dubbi. Fin dal primo match stagionale, un 2-2 casalingo con il Lorient alla prima di campionato, Verratti viene schierato nel cuore della mediana parigina. Stesso discorso in Champions League, dove parte dal primo minuto in 6 delle 10 gare giocate quell'anno dal PSG.

Quello che colpisce del giocatore italiano è la facilità con cui si cala in una squadra che lotta per i massimi traguardi in ambito nazionale ed europeo, pur arrivando da un inizio di carriera vissuto tra Serie B e Lega Pro.

Con la sicurezza di un veterano, adoperando con grazia il fioretto ma non disdegnando in qualche occasione la sciabola, Verratti diventa il direttore dell'orchestra parigina. Che il maestro sia Ancelotti, Blanc, Emery, Tuchel, Pochettino o Galtier. Che i musicisti in grado di chiudere lo spartito gonfiando le reti avversarie siano Ibrahimovic, Di Maria, Cavani, Neymar, Messi o Mbappé.

Tanti nomi che cambiano al PSG, per rafforzare lo status di miglior squadra francese e raggiungere l'agognata Champions League, e una certezza: piccola di statura ma al tempo stesso grande per quello che fa in mezzo al campo. Un'esperienza fruttuosa per lui, che lascia in dote 9 Ligue 1, 6 Coppe di Francia, 6 Coppe di Lega francese e 9 Supercoppe francesi. Un'avventura che avrebbe meritato un finale migliore, ma che difficilmente verrà dimenticata dal diretto interessato e dai tifosi del PSG.


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