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Scomparsa di Mario Corso, il ricordo di Guarnieri: "A suo modo era sempre avanti agli altri"

di Simone Lorini

Su Inter.it, Aristide Guarneri prova a disegnare la figura di Mario Corso, scomparso oggi a 78 anni: "Io più di tutti Mario l'ho vissuto in prima persona. Perché non tutti probabilmente lo ricordano, ma io e Mario vivevamo insieme quando giocavamo all'Inter. Stavamo in Porta Romana, nell'abitazione di una signora, vedova: dormivamo in una grande stanza con due letti, poi mangiavamo al ristorante. Parlava poco, ma poi picchiava dentro sempre la sua battutina scherzosa, velenosa. Scansafatiche? Quello era impossibile, perché durante gli allenamenti Herrera era intransigente con tutti, non potevi rallentare. Poi è vero, non aveva la fisicità di Jair o Facchetti, ma a suo modo Corso era sempre avanti agli altri: lo era grazie al suo cervello e al suo sinistro. Glielo dicevo sempre: con lui la palla arrivava a destinazione con un passaggio anziché con due. Negli ultimi 40 metri illuminava il gioco, letteralmente".

Le punizioni: "Ne avevamo di gente capace di battere le punizioni: pensate solo a Suarez, ad esempio. E considerate sempre come erano i palloni che usavamo a quell'epoca, specialmente quando erano bagnati. Ma quando c'era un calcio piazzato, Mario arrivava: si avvicinava sornione al punto di battuta e poi dipingeva. Come contro il Liverpool".


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