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Capradossi convocato dall'Uganda: "Sento un legame forte con la mia parte africana"

di Dimitri Conti

Elio Capradossi, difensore del Lecco, ha parlato a Numero Diez dopo la convocazione con la nazionale dell'Uganda: "Quando avevo circa 2 anni, specialmente nel periodo in cui c'era mio padre, sono scoppiate un po' di guerre e c'era un po' di casino a livello politico, quindi lui mi ha detto 'Vai in Italia che ci sono i nonni e gli zii'. Sono arrivato con i miei genitori, loro facevano sempre su e giù e io per la maggior parte del tempo sono cresciuto con mia nonna e mia zia".

Cosa ricorda dell'esordio a Roma?
"Non ho avuto molto tempo per pensare. Dovevano giocare Manolas e Fazio: io stavo facendo riscaldamento come tutte le domeniche, Manolas ha un problema poco prima dell'inizio e Di Francesco mi dice 'Ti ho detto che ti avrei dato un'occasione perché anche se sei giovane ti sei sempre allenato bene. Questa è l'occasione, sbrigati perché mancano 3 minuti'. Io non penso che bisogna stare lì a pensarci per chissà quanto tempo. Per me non era una cosa traumatica, la cosa più traumatica era che dovevo riscaldarmi e non c'era tempo, però a livello mentale non è stata una cosa traumatica. Quella Roma era fortissima, io avevo già giocato con Lorenzo Pellegrini. C'era Fazio che aveva sempre la parola giusta e ti dava sempre una mano. Poi anche El Shaarawy, De Rossi: mi hanno fatto da chioccia".

Come vivrà la chiamata dell'Uganda?
"È sicuramente bello, particolare: sento di avere un legame forte con la mia parte africana, però allo stesso tempo non l'ho vissuta così tanto, quindi allo stesso tempo sarà bello ed emozionante. Mio padre da africano acquisito verrà a vedermi e non vedo l'ora di vivere questa esperienza. In un certo senso è una responsabilità perché non ci sono tanti giocatori che vengono dall'Europa, però prima c'è conoscere la squadra e tutto il resto, non vedo l'ora".


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