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TMW RADIO - Sconcerti: "Inter anti-Juve? Conte ha poche idee, e non si fida di chi non ha avuto"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
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Mario Sconcerti intervistato da Francesco Benvenuti
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Il direttore Mario Sconcerti si è collegato in diretta con TMW Radio, intervenendo nel corso della trasmissione Stadio Aperto, ai microfoni di Francesco Benvenuti. La sua riflessione inizia dallo Scudetto vinto dalla Juventus e dal protagonista di questo successo: "Non ho dubbi, è Cristiano Ronaldo, perché ha fatto 31 gol e segnato il 42% dei gol in una squadra che ha subito come nessun'altra nei tornei a venti squadre. Davanti a queste cifre, qualunque tipo di simpatia deve fare un passo indietro: vero che condiziona molto il gioco della squadra, ma ripaga anche".

Si troverà un punto d'incontro tra le esigenze di Ronaldo e quelle di Sarri?
"Credo che finché ci sarà Ronaldo non si potrà fare il gioco di Sarri: nei suoi pensieri tiene occupato se stesso e altri quattro-cinque, ma la sintesi, per essere il primo anno, è stata corretta. L'annata è stata non giudicabile, i numeri raccontano il calcio: si sa che spesso si devono perdere meno di cinque partite per vincere gli Scudetti, e la Juventus lì c'è arrivata. Quest'anno i numeri non li ha nessuno, e se non li ha la Juve tantomeno quelle che le stanno dietro. Ci sono due casi: o è un'anomalia dovuta al lockdown, o siamo diventati diversi, peggiorando. Champions ed Europa League ci daranno indicazioni in questo senso".

Oltre ai numeri, sembra esserci anche un gap societario rispetto a tutte le altre.
"La società è fondamentale, e la Juventus è un modello praticamente unico nel mondo. Non solo per anzianità di servizio dei proprietari, ma anche come modello: non è guidata dalla proprietà, ma da un membro della famiglia della proprietà. Andrea Agnelli ha lo 0,5% della FCA, non so se basterebbe per fare il presidente a certi livelli... In qualche modo è un dipendente della Juventus, la mattina alle 8 lui entra in società, quando ci sono tanti presidenti che non frequentano quotidianamente la società. Dal punto di vista del valore societario siamo venti-trent'anni avanti nel caso della Juve: non è una casualità che gli altri grandi club rivali della Juve abbiano la proprietà straniera. Il calcio è un gioco popolare, volgare, c'è bisogno della presenza della proprietà, di poterci litigare. Gli juventini sono molto polemici, ma mai con Agnelli, a Torino no. A Torino c'è una dinastia di regnanti, che ha dimostrato di essere al di sopra di qualsiasi critica: questo tipo di Juve, senza di loro, non esisterebbe".

Le presunte anti-Juve in questi nove anni non sono mancate. L'Inter di ora può andare oltre?
"Certamente l'Inter è cresciuta, ma non ancora per essere così competitiva. Questa Juve che ha appena vinto il campionato era molto confusa e confusionaria, perché se subisci quaranta gol sei una squadra sbagliata, eppure tutti gli altri ne hanno subiti di più. Il vero avversario della Juve, quest'anno, è stata la Juve stessa: non so se potrà diventarlo l'Inter, ma mi sembra abbia poche idee. E un limite, quello di volere solo i giocatori che ha avuto, non fidandosi dei nuovi. L'infortunio di Sensi e il mancato inserimento di Eriksen gli hanno fatto perdere un anno. Partivamo con Brozovic grande regista, e diventato quasi un trequartista... Adesso è ingiudicabile".

Ora l'Europa League, anche se in campo europeo Conte non ha gran curriculum... Proprio per questo vale di più?
"Non conosco bene il Getafe, gli avversari e la qualità dell'Europa League. Mi è diventata un po' marginale, e il fatto che nessuna italiana l'abbia mai vinta ha un suo profondo significato, per molto tempo l'abbiamo snobbata, quasi volendo farsi eliminare alla fase a gironi, un po' come la Lazio quest'anno. Chi conosco è il Siviglia, che l'ha vinta cinque volte: quello è il valore stagionale dell'Europa. Dopo di che c'è lo United, e sappiamo cos'è".

Sarri e la Juve invece incontreranno un Lione fermo da un po': cadranno gli alibi o no?
"Tra giocare e non giocare, è molto più allenante farlo. Sarri una volta disse che al Chelsea, finché la squadra giocava una volta ogni tre giorni, andavano bene. Quando poi i tempi si allungavano, perdevano perché scendeva il ritmo. Poi siamo nelle mani di Dio, perché non ci sono precedenti: nessuna squadra è stata quasi metà anno senza giocare una partita ufficiale. Il PSG ha giocato la coppa e si sono subito fatti male Mbappe e Di Maria: per me è favorita l'Atalanta, senza precedenti non si può nemmeno fare un pronostico serio".

Chi potrebbero essere gli uomini giusti per allenare Torino e Fiorentina?
"C'è bisogno dei giocatori, più che degli allenatori. Serve alzare il livello dei calciatori, serve chi ha vinto qualcosa: basta vedere la differenza che fa Ribery, e si nota. Se non hai chi ha vinto, sarà molto difficile che tu cominci: qualunque allenatore tu abbia, la prima cosa è prendere giocatori che hanno vinto, se te li puoi permettere. Di Francesco è un ottimo allenatore, io tra l'altro poi rimarrei in Italia, perché con uno straniero ci sono mesi per l'adattamento. A Firenze riprenderei volentieri però Sousa, e lo consiglierei anche al Torino: è un profilo internazionale, che è già stato in Italia. Non è vero che le minestre riscaldate non vanno bene, a Firenze ci campiamo con la ribollita...".

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