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TMW RADIO - Maniero: "Macché Milik, tutta la vita Higuain. La Juventus ha già il suo Benzema"

di Dimitri Conti
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© foto di Alessandro Garofalo/Image Sport
Archivio Stadio Aperto 2020
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Filippo Maniero intervistato da Niccolò Ceccarini
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Filippo Maniero, ex attaccante ed oggi allenatore, ha parlato ai microfoni di TMW Radio, intervenendo nel corso della trasmissione Stadio Aperto, condotta da Niccolò Ceccarini e Francesco Benvenuti. Le sue riflessioni iniziano da SPAL-Milan: "Da quando è arrivato Ibrahimovic è cambiato il vento: i campioni cambiano le sorti delle squadre, e il trend continua anche dopo la pausa forzata per il virus. Significa che il lavoro di Pioli funziona, stasera con la SPAL è importante per entrambe le squadre, chi delle due non riuscirà a vincere perderà forse l'ultimo treno".

Cos'è scattato nella testa di Rebic?
"Specie per gli attaccanti, e capitava anche a me, si va un po' a periodo: c'è quando non ti riesce niente e quando ogni singolo pallone che tocchi diventa gol. Sta al giocatore trovare l'equilibrio: anche quando ti riesce tutto è necessario dare continuità alle prestazioni. Ha ritrovato fiducia e gol: componenti fondamentali per fare ottime partite. Sia prima dello stop che adesso sta dimostrando di essere un giocatore da Milan".

Difficile secondo lei per Pioli lavorare con l'ombra di Rangnick?
"Lui è impeccabile, dimostra anche la sua professionalità. Probabilmente sa già che l'anno prossimo non sarà allenatore del Milan, ma prova a tirare il meglio da questa squadra. Se centrerà l'Europa, gli si potrebbero aprire altre porte".

La Sampdoria sente l'assenza di Quagliarella?
"Hanno molte difficoltà, e coincidono con l'annata di Fabio. L'anno scorso ha tolto tantissime castagne dal fuoco, e poteva essere prevedibile che non avrebbe segnato ancora così, sia per l'età che per il fattore fisico che la Serie A comporta. Normale che possa avere un calo, anche realizzativo. Mancando lui la squadra è in difficoltà, e per loro stasera, così come per il Lecce, i punti valgono triplo. Una vittoria stasera sarebbe salutare al 100% per tutte e due".

L'Atalanta è ripartita fortissimo...
"Secondo me hanno giocato delle partite senza farsi vedere durante il lockdown (ride, ndr). Mai come in questo momento l'aspetto fisico fa differenza: si vedono partite nel primo tempo, ed altre totalmente diverse nel secondo. L'Atalanta che va come se non fosse successo nulla: o sono supereroi, o stanno facendo cose straordinario. Mi auguro che mantengano questa condizione per quando riparte la Champions: se staranno così, possono giocarsela davvero con tutti, l'hanno dimostrato in questo campionato".

Ha dato continuità anche a Muriel.
"Sì, e il discorso vale anche per Ilicic. Dopo Firenze sembrava un giocatore finito e invece è andato a fare quattro gol al Mestalla. Secondo me è proprio l'ambiente, la famiglia Atalanta che fa rendere i giocatori al meglio delle loro possibilità. Muriel dimostra che anche chi gioca meno è sempre al 100% sia fisicamente che mentalmente. Il segreto più bello, da prendere d'esempio, è la continuità creata dalla società con Gasperini. Fa capire che se si crede nel lavoro di un allenatore, poi arrivano i risultati".

Come lo vede il duello Lazio-Juventus?
"A livello di organico secondo me c'è un po' di differenza, e la Lazio sta facendo qualcosa di incredibile. Ieri è andata sotto, e recuperare di questo periodo non è semplice. Anche giocando male, con poca brillantezza, trova sempre il modo per infastidire gli avversari e arrivare al gol in ogni partita. Penso che il duello per lo Scudetto sia racchiuso tra queste due squadre, visto che l'Inter balbetta un po'. La partita di Torino sarà quella chiave, specie se dovesse vincere la Juve. Dovesse farlo la Lazio, sarà lotta fino all'ultima giornata".

Si aspettava di più dall'Inter?
"Secondo me la sconfitta a Torino ha ridimensionato il loro essere l'anti-Juve. Al di là del risultato, hanno ricevuto una lezione di calcio senza quasi mai essere pericolosi o tirare in porta. Il risultato non è mai stato in discussione. Fino a quella partita là era a giocarsi lo Scudetto con Juventus e Lazio, in questo periodo invece si è allontanata e penso farà fatica a rientrare".

Dovranno stare attenti anche all'Atalanta.
"Esatto. Se continuano così, devono andare dello stesso passo o verranno raggiunti. Le aspettative erano per fare qualcosa in più, ma bisogna avere anche un po' di pazienza. Non è solo cambiando allenatore e prendendo nuovi giocatori si arriva alla certezza di vincere campionati o Champions: un anno non basta, e vedremo il prossimo se riusciranno ad essere alla pari con la Juve e con chi vuole vincere lo Scudetto".

Uno come Milik può aiutare Ronaldo?
"Il "Benzema" secondo me però ce l'hanno in casa, ed è Higuain. Ha sempre segnato tanti gol in carriera, e anche alla Juventus mi sembra abbia fatto il suo dovere. Higuain è il centravanti che ognuno vorrebbe avere, quello che libera gli spazi ai compagni: non capisco perché non giochi. Tra Milik e Higuain, però, scelgo tutta la vita quest'ultimo: è più realizzatore ed è tra i migliori attaccanti al mondo. Non capisco la smania della società di andare a cercare un attaccante, Sarri l'ha avuto al Napoli e voluto pure al Chelsea. Magari non si trova o vuole andare via, ma se vedo la rosa il Milik della situazione ce l'ho in casa".

Gattuso merita i complimenti?
"Sì, e mi viene da pensare che una cosa così l'aveva fatta pure al Milan. Sta dimostrando il suo valore: da quando è arrivato ha cambiato l'approccio della sua squadra. Ha fatto un grande lavoro, sta tracciando la strada per fare una carriera importante. Da quello che vedo, in più, viene soprannominato Ringhio ma si fa voler bene dai suoi calciatori come se fosse un loro compagno".

Qual è il gol della sua carriera che ricorda con più piacere?
"A volte dico il primo da professionista che ho fatto, avevo 17 anni e l'ho segnato a Padova, città dove vivo e dove sono cresciuto calcisticamente. Per emozione il primo, quello più bello e importante è il tacco in Venezia-Empoli, che perdevamo 0-2 e abbiamo vinto 3-2 a 5' dalla fine grazie a quel colpo che se ci riprovo altre cento volte non prendo mai la porta. Ci vuole un po' di tutto, anche il fattore C. In quel momento là, la fortuna mi ha assistito".

Qual è il compagno di reparto più forte con cui ha giocato in carriera?
"Penso Roby Baggio. Ero a Brescia, e anche se non ho giocato molto, solo allenandomi con lui in settimana faceva tanto. Al primo posto metto lui, che era all'ultimo anno prima del ritiro: a livello fisico le ginocchia non reggevano più come una volta, non immagino cosa sarebbe stato giocarci assieme quando era al 100%. Non dimentico neanche il Chino Recoba però, quando è venuto a Venezia ha cambiato gli esiti del club e mio: pur non avendo giocato mai insieme prima d'ora, sembrava invece che lo fossimo da dieci anni. La continuità è sempre stato il suo limite: avesse avuto la grinta di un Gattuso giocatore, avrebbe potuto raggiungere i livelli di Messi e Ronaldo. Andava però a corrente alternata: quando aveva voglia di giocare faceva la differenza, quando non ne aveva era un giocatore normale".

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