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...con Francesco Marroccu

di Alessio Alaimo
“Bello battere il Milan. Coronavirus battaglia senza colori: rispettiamo il rinvio. Nicola l’uomo giusto, Thiago Motta un predestinato. La verità su Lopez e l’addio di Radu. Io e Cellino...”
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Tre punti d’oro, in un contesto particolare. Senza tifosi. Senza la spinta della gente. In una Milano che trema per l’epidemia del Coronavirus e va svuotandosi mestamente. Il direttore sportivo del Genoa Francesco Marroccu, intervistato da TuttoMercatoWeb, sorride per il risultato ottenuto a San Siro, un po’ meno per la cornice in cui ha dovuto giocare la sua squadra, in ripresa da dicembre. “Il sentimento sportivo dice che vincere contro il Milan è stata una grande soddisfazione e che ci sono ancora tante battaglie, non è tempo di bilanci e la strada è lunga. Il lato umano invece è legato alla preoccupazione per la nostra Italia, la nostra gente. Sono padre e marito e ho la sensazione che siamo davanti a qualcosa di grande. Ma ne usciremo con grande senso di responsabilità”, dice il dirigente rossoblù.

Il campionato, come hanno fatto intendere il CONI e il Governo, è sospeso.
“È un momento in cui dobbiamo astenerci dal dare pareri ed evitare di sottolineare la propria posizione. Oggi dobbiamo attenerci scrupolosamente alle decisioni degli organi preposti. E rispettosamente dobbiamo pensare al bene della salute pubblica”.

Quali misure precauzionali ha adottato fin qui il Genoa?
“Siamo stati attenti a tutte le disposizioni. Abbiamo cercato di isolarci il più possibile e fatto delle riunioni anche educative con la squadra. E poi abbiamo pensato di stare attenti ai dettagli: disinfettante sparso ovunque, a Milano abbiamo avuto un ascensore dedicato in hotel e un piano per noi. Se ognuno di noi rispetta le regole nel giro di due-tre settimane questa epidemia può scomparire. Ma serve responsabilità da parte di tutti”.

Da uomo del Sud che effetto le ha fatto vedere tanta gente del Nord, sabato notte, scappare via da Milano?
“Questo movimento e la corsa ad accaparrarsi i generi alimentari mi hanno riportato ai racconti dei nonni, all’emergenza, all’inseguire la sopravvivenza. Queste cose dobbiamo combatterle, il male è grave ma non incurabile. Scappando si alimenta il contagio che è il vero problema di questo virus. Se tutti cerchiamo di autodisciplinare i nostri comportamenti possiamo uscirne. Insieme”.

La giornata di campionato appena passata è stata davvero surreale, a porte chiuse.
“Ho vissuto le porte chiuse da direttore sportivo del Cagliari per la vicenda stadio. So quanto sia difficile motivare la squadra, trovare la concentrazione. Ci siamo spostati verso San Siro senza sapere se la SPAL alla fine avrebbe giocato oppure se il nostro orario sarebbe stato spostato visto che anche la nostra partita era trasmessa da DAZN. E oggi rispettiamo la decisione degli organi preposti sulla sospensione del campionato, dobbiamo adattarci e riportare tutto verso la serenità. Questo problema non ha colori, né di squadre di calcio e né politici”.

Il Genoa dal suo arrivo ad oggi: dove è intervenuto affinché migliorassero risultati e classifica?
“Quando sono arrivato si erano già avvicendati un allenatore e un direttore sportivo. Con il mio arrivo l’aspetto più importante credo sia stato quello della serenità e della coesione. Quello che adesso il Genoa sta raccogliendo è il frutto di quanto seminato a dicembre quando abbiamo deciso di ripartire con Nicola. Non si può dire che ci sia una figura dirigenziale più vicina, a fare la differenza è il collettivo, dal presidente in giù. Ognuno di noi ha messo da parte il proprio ego, praticamente ciò che bisogna fare per debellare il Coronavirus. Oggi il Genoa è un gruppo vero”.

A dicembre in tanti la accusavano di voler mandare via a tutti i costi Thiago Motta. E c’era chi parlava di accordo totale con Diego Lopez da tempo. Come è andata per davvero?
“Al mio arrivo al Genoa la posizione di Thiago Motta non era già solida per via dei risultati altalenanti. Qualcuno ha fatto due più due attribuendomi il cambio di allenatore e soprattutto una persona e un tecnico come Diego Lopez che conosco bene. Oggi però Diego allena il Brescia e ciò dimostra che non era vero che fossi contro il nostro allenatore. Anzi, per me Thiago Motta rimane un predestinato, un allenatore di grande valore. Farà strada”.

A gennaio sul mercato avete fatto una rivoluzione.
“Abbiamo fatto un mercato mirato. Fatto di concerto tra presidente, dirigenti e staff tecnico. Ci siamo dati delle linee guida che prevedevano l’arrivo di calciatori con un senso di appartenenza al Genoa e spiccata veemenza caratteriale, anche maturi, esperti. Abbiamo fatto tanti acquisti rifondando la squadra. E il valore aggiunto è stato aver cambiato l’allenatore prima che iniziasse il mercato consentendogli di valorizzare tutto l’organico. Un esempio positivo è Sanabria: sta raccogliendo il consenso generale quando tutti lo davano per sicuro partente”.

Avete fatto una scelta forte con l’ingaggio di Perin. Radu, il suo entourage e l’Inter non l’hanno presa bene...
“Come per tutte le operazioni abbiamo messo al primo posto il bene del Genoa. Oggi tanti calciatori che hanno deciso di rimanere stanno pagando lo scotto di una rosa competitiva e numerosa. Molti calciatori importanti adesso stanno giocando poco ma quando sono arrivati i nuovi acquisti nessuno ha chiesto di andare via. Non abbiamo mandato via Radu, alla prima occasione che Nicola ha schierato Perin, lui ha chiesto di andare via. Radu avrebbe potuto scegliere di rimanere a disposizione, lo avremmo tenuto volentieri. È stata una sua scelta. Noi ci siamo comportati correttamente”.

Rimpianti di mercato?
“Nel mercato non ci sono rimpianti. Non è neanche tempo di bilanci, si fanno a maggio. Il risultato finale dirà se bisognerà applaudire il mercato del Genoa o no”.

Perché è finita tra lei e Cellino?
“Le grandi storie d’amore a volte finiscono in tragedie. Di Cellino ho un grande ricordo. Il passato è passato”.

Il suo ex presidente non si è comportato bene con Corini. Esonerato, poi richiamato e nuovamente esonerato.
“Sono molto legato a Corini come allenatore e come uomo. Essendo stato il direttore del Brescia dove ho vinto un campionato e avendo un legame affettivo, non sarebbe corretto giudicarlo. Anche perché oggi sono un avversario”.

Quanto vale oggi Tonali?
“Essendo un ex preferisco non dare una valutazione. È giusto che a questa domanda risponda chi lavora al Brescia. Sicuramente è un calciatore da grande squadra”.

Il rendimento dal Genoa dal suo arrivo ad oggi è anche una sua vittoria personale. Quando ha firmato, forse, c’era un po’ di scetticismo...
“Non mi piace chi festeggia prima del novantesimo. Non è tempo di bilanci neanche per me...”.

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