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...con Cristian Bucchi

di Alessio Alaimo
“Deluso dalla Superlega, il calcio è sogni e passione. Napoli al top. Milan, l’assenza di Ibra pesa. Parma, stagione maledetta. Crotone? Per sposare un progetto devono esserci le giuste condizioni”
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

“Sono rimasto sorpreso per le modalità in cui si è sviluppata l’idea della Superlega, non pensavo arrivasse un comunicato di domenica sera in maniera così sorprendente. Se si fanno le cose per il bene del calcio devono essere fatte senza misteri e senza cose da nascondere. Al di là della sorpresa c’è stata anche delusione: ognuno guarda in casa sua ma tutti quelli che fanno parte del sistema sanno che la base del calcio è la passione unita al divertimento, togliere i sogni a chi si è emozionato davanti alle belle storie e alle partite storiche non sarebbe stato bello”. Così a TuttoMercatoWeb Cristian Bucchi a proposito dell’idea Superlega di cui si è tanto discusso nei giorni scorsi. “Qualche giorno fa - continua - pensavo ad un episodio in particolare”.

Cioè, mister?
“Pensavo alla finale Champions del Milan di Sacchi al Camp Nou contro la Steaua Bucarest, il bello del calcio, dove nei novanta minuti può succedere di tutto. Le favole Leicester, Chievo Verona, Cittadella, devono continuare ad esistere. Credo che l’ipotesi Superlega debba giustamente ritenersi chiusa qui”.

Uno sguardo al campionato: il Napoli di Gattuso appare rigenerato. E insegue un posto in Champions.
“Ha pagato le tante assenze. Da Osimhen a Mertens fino a Lozano. In tanti momenti aveva pochi giocatori a disposizione. L’eliminazione dall’Europa League è stata quasi una liberazione: ha dato la possibilità di recuperare calciatori e lavorare settimanalmente. Oggi è tornato il Napoli di inizio stagione. Insieme all’Atalanta è la squadra più vivace”.

Il Milan per un girone ha sognato lo Scudetto.
“Da dopo il lockdown aveva fatto qualcosa di pazzesco inanellando una serie di prestazioni e risultati. Merito all’allenatore. Però se mancano alcune pedine paghi dazio. La settimana scorsa ha rinnovato Ibra: se un giocatore di quarant’anni rinnova a quelle cifre vuol dire che è troppo importante. Anche contro la Lazio il Milan ha fatto una buona partita, ma se hai o non hai Ibra cambia tanto. Per lunga parte del campionato il Milan è stato l’antagonista dell’Inter. Ci ha fatto sognare. Ma l’Inter ha una rosa ampia e la differenza è abissale”.

Il Parma vede la B, che è successo?
“È incappato in una stagione maledetta. Si era chiuso un ciclo, sono arrivati allenatore e direttore nuovi. Forse l’organico andava rifondato rispetto alle nuove idee dell’allenatore. Ho vissuto questa situazione nel mio passaggio a Sassuolo: dopo la fine del percorso con Di Francesco l’organico era rimasto più o meno lo stesso. Purtroppo sono stagioni che nascono così”.

Da Parma a Crotone, il suo nome è stato accostato a tante panchine.
“Credo che ognuno debba trovare le giuste condizioni per sposare un progetto e sentirlo proprio al cento percento. Dove non ho sentito queste caratteristiche ho preferito non sposare il progetto”.

Le sarebbe piaciuto allenare Simy?
“Il Crotone è una squadra interessante, che potrebbe esprimere qualcosa di diverso. Avrei provato qualcosa di diverso rispetto al 3-5-2 in virtù del potenziale offensivo. Simy, Messias e Di Carmine sono un bel parco offensivo da allenare. Credo che la squadra abbia subito troppi gol e così gli sforzi non sono stati ripagati. Simy aveva già fatto molto bene nella precedente esperienza in A. Lo scorso anno ha fatto la differenza e ora si è ripetuto con numeri incredibili. Per il campionato generale del Crotone può essere una sorpresa, per il valore del calciatore no: è pronto per una dimensione un po’ più alta”.

E lei, mister?
“In questo tempo vissuto fuori ho avuto la possibilità con serenità e razionalità di rivalutare il percorso positivo e gli errori. È una cosa che puoi fare quando sei distaccato e riesci a fare autocritica. Quando sei preso dalla stagione difficilmente riesci ad essere lucido. Ho approfittato di questo periodo per crescere e anche studiare le lingue. Mi manca il campo, non vedo l’ora di tornare. Spero di trovare persone che abbiano voglia come me”.

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