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D'Agostino: "In un'estate persi il treno per Real Madrid e Juventus, ma non ho rimpianti... anzi uno piccolo c'è"

di Davide Marchiol
per Tuttoudinese.it

Lunga intervista a tuttoc.com per Gaetano D'Agostino, attuale allenatore della Virtus Francavilla. L'ex Udinese ha parlato anche ampiamente del suo passato.


Sulla decisione di ritirarsi: “Perché al calcio devo tutto e, per rispetto ad esso, ho preferito dire basta. Mi avevano chiamato squadre di B e Lega Pro, ma ci sarei andato senza la voglia di spogliarmi. Ringrazierò quel fantastico attrezzo che è il pallone, che mi ha dato la possibilità di prendermi gioie, soddisfazione e delusioni. Avevo però voglia di una nuova esperienza”.


C'è un rimpianto e rigurada il famoso intrigo tra Udinese, Real Madrid e Juventus, ma con un altro incomodo: “Forse un rimpianto c'è, aver detto no al Napoli. La Juve in quel momento mi pressava e mi voleva. Il club azzurro mi fece una proposta, ma non accettai: se avessi scelto Napoli avrei fatto una carriera ancora più grande”.


Tanti i campioni con cui ha giocato D'Agostino, da Totti, a Sanchez, ma il nome che gli ha lasciato di più è uno solo: “Tutti loro mi hanno lasciato qualcosa. Ho esordito l’anno dello scudetto della Roma (nel 2000/01, ndr) e con Totti ho avuto il grande privilegio di allenarmi. Ma il giocatore con cui ho condiviso di più è Di Natale. A Udine eravamo un bel duo. Assist, gol e poi lui era il capitano, io il vice”.


Il momento clou di quell'esperienza fu la conquista del grado di vice capitano: “Quando mi chiamò nella sua stanza in ritiro e mi disse “Ti ho scelto io come vice capitano”. Fu una bella responsabilità, ma abbiamo fatto 4 anni meravigliosi. C’era stima e rispetto fuori e dentro il campo: Totò si arrabbiava con tutti, però tra noi bastava un cenno”.


L'arcinoto pre-contratto con il Real Madrid che quell'anno acquistò Ronaldo, Kakà e Benzema non è un qualcosa che D'Agostino va a rigurdare: “No. Lo sto vivendo come un insegnamento: se perdi un treno importante è difficile che ripassi, in quest’epoca invece può ripresentarsi 2-3 volte. La grande squadra prima ti chiamava a 27 anni, oggi non c’è più un parametro ed è troppo facile arrivare nelle big. Lì sarebbe cambiata la mia carriera. In tutti i termini: da quelli economici al prestigio, è innegabile. Essere accostato a quella squadra, dove c’erano i più forti, è un orgoglio. Però il sogno fin da bambino mio era di spogliarmi e giocare e sarei stato tranquillo anche a Madrid nel giocarmi le mie chance. Per due stagioni l’ho pagata un po’ a livello mentale: in un mese ho perso due sogni come Juventus e Real Madrid, non è stato facile riprendere”.


Chiosa finale con una considerazione sull'inizio della carriera da allenatore: “La fame è superiore. Voglio vivere ancor più emozioni di quelle che ho vissuto da calciatore. Non ci sono arrivato da giocatore a Juventus e Real Madrid? Ora voglio farlo da tecnico”.


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