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Dal ‘plauso’ di un anno fa al ‘vattene’ di oggi: la fine di un ciclo in 12 mesi…

di Vincenzo Piergallino
per Tuttoturris.com

Esattamente l’1 maggio di un maggio fa gli ultras della Turris, attraverso un volantino divulgato al Liguori in occasione di Turris-Virtus Francavilla, manifestavano il proprio plauso alla società presieduta da Giuseppe Giugliano, per il merito di “aver portato avanti da sola il suo programma di campionato salvezza, contro tutti e tutto”. Un attestato di fiducia non da poco, quello rivolto dal tifo organizzato al presidente, considerando la stagione sofferta e una salvezza strappata solo all’ultima giornata con il brivido, dopo la promozione in serie D.

Un segnale di unione, lanciato alla fine di un campionato di patemi, che doveva fare da apripista ad un’annata invece ricca di soddisfazioni, come promesso dallo stesso Giugliano, quasi come ricompensa per la grande pazienza riservata nella stagione della transizione, quella dei Pappadia, dei Perrino, dei Ferraro ecc..

Da quel plauso di un anno fa al “vattene” di domenica, pronunciato dagli stessi ultras. Segnali del destino quasi simmetrici, come se volessero segnare la fine di un ciclo, la conclusione di un’era, come poi confermato dalle dimissioni in blocco della società. E forse a posteriori quell’episodio avvenuto durante Turris-Bisceglie, che è costato il Daspo allo stesso Giugliano, oggi potrebbe esser letto come l’inizio della fine…

Domenica il cerchio si è chiuso, un cerchio iniziato con entusiasmo, semplicità e umiltà, ma conclusosi con veleni, tensioni e polemiche. Forse doveva andare così. Nel calcio non esistono cicli a lunga scadenza. Tutto ha un inizio ed una fine, come tra l’altro nella vita. Giuseppe Giugliano, persona dai mille eccessi e a volte imprevedibile, avrà compiuto anche tanti errori nel corso della sua gestione, ma non bisogna dimenticare che è con lui che è iniziata la risalita quando Torre del Greco era rimasta senza calcio e senza un titolo sportivo, né un nome, né un marchio. 

Il suo essere “Masaniello”, i suoi facili entusiasmi e, perché no, anche i suoi modi da “sempliciotto”, avevano riacceso una piazza che sembrava ormai tramortita dalle cocenti delusioni e trattamenti degli anni precedenti. Ma quel suo modo di fare, che all’inizio ha coinvolto la piazza corallina, comportava anche delle controindicazioni i cui effetti, contenuti all’inizio dalle vittorie, si sono sprigionati solo in un secondo momento ma in maniera devastante.

Nel terzo e a questo punto ultimo anno di gestione, proprio quando si era tentato di fare il grande passo, ossia puntare prepotentemente alla Lega Pro, sono venuti a galla i limiti di una società non ancora pronta per determinati obiettivi. Limiti gestionali, tecnici e comunicativi, hanno resto inutile l’allestimento di un budget considerevole per puntare a obiettivi importanti, segnando una stagione fallimentare sotto tutti i punti di vista.

Quella sicurezza e sfrontatezza disarmante, quel clima di scontro continuo che nei primi 2 anni aveva permesso a Giugliano di guadagnare tanti seguaci, si sono ritorti contro quando si è alzata la posta in palio, quando i rischi di flop sono considerevolmente aumentati. Sarebbe servita maggior cautela nell’avventurarsi in un terreno così arduo ed inesplorato, dato che l’imprenditore stabiese, sia per le piazze in cui aveva fatto calcio prima, sia per le squadre allestite, non aveva mai puntato così in alto come questa volta.

Ma forse nemmeno questo sarebbe bastato per evitare l’esaurimento di un ciclo destinato a concludersi per i motivi sopra indicati. Le dimissioni, in tal senso, potrebbero essere lette anche come il riconoscere il momento in cui è giusto farsi da parte. Se così fosse, Giugliano godrebbe della nostra approvazione. Ma ora deve compiere un ultimo passo per uscire degnamente di scena: lasciare la Turris in condizione di poter avere un futuro sereno. Un passo per dare un senso alla rinascita avvenuta sotto la sua gestione. Altrimenti sarà stato del tutto inutile il percorso compiuto in questi 3 anni…


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