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Nocerina, Pagni si presenta: "Mi piacciono le sfide difficili, c'è bisogno dei tifosi"

di Luca Esposito
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Giornata di presentazioni in casa Nocerina. Tocca al direttore sportivo Danilo Pagni parlare alla piazza, alla squadra, allo staff tecnico e a tutto l'ambiente per spiegare i motivi che lo hanno spinto ad accettare il sodalizio rossonero a sei giornate dalla fine e senza grosse possibilità di incidere sul mercato. Ecco quanto ha dichiarato in conferenza stampa in presenza, tra gli altri, del socio Raffaele Stella e del direttore generale Giuseppe Iodice. Segnale evidente della volontà generale di salvare la Nocerina e puntare, l'anno prossimo, all'agognato grande salto tra i professionisti.

Come mai ha scelto Nocera?

"In primis volevo ringraziare il mio amico e collega Iodice, sono arrivato qui in virtù di un rapporto di stima professionale. Due persone possono essere amiche e non condividere un progetto professionale, invece in questo caso ci siamo ritrovati a ragionare con la stessa testa. Non voglio star qui a citare la mia carriera, a ma stimola proiettarmi al futuro. Nelle difficoltà sono cresciuto e questa cosa mi stimola. Io ho chiesto una sola cosa: poter lavorare con gente seria. In questo mondo, pieno di avventurieri, ho bisogno di collaborare con profili di un certo spessore. Da quando ho messo piede qua, per fortuna, ho visto imprenditori appassionati, legati alla piazza, presenti al campo e al fianco della squadra. Ora tocca a me dimostrare. Il presidente mi deresponsabilizza quando dice che non tocca a me fare gol ma, per quello che è il mio ruolo, credo che tutti dobbiamo fare gol. La mia esperienza sarà a disposizione del gruppo, darò il sangue per la maglia della Nocerina. E non lo dico per fare il ruffiano, i populisti mi sono sempre stati antipatici. Non so perdere, voglio vincere e non ho mai agito tanto per partecipare".

Che direttore è Danilo Pagni?

"Chi mi dà da mangiare è padre, sono cresciuto con questa cultura. Sono cresciuto in piazze difficili, ma calorose. Proprio come Nocera. Ricordo l'invasione rossonera a Castrovillari, ho lavorato con Gambardella, so di cosa stiamo parlando e avverto quanto sta soffrendo la gente. Da parte mia troverete una persona autentica, come un foglio bianco da compilare. Io darò il massimo per il mio presidente, mi sono sempre posto a tutela delle proprietà anche quando ho incontrato professionisti che non lo meritavano. So che è difficile, non vendo fumo. Ma trasmetterò la mia carica ai ragazzi".

Quanti punti servono per salvarsi?

"Quando sono subentrato a Taranto in C1, con un presidente contestato e l'obbligo di giocare a porte chiuse, mi sono risollevato le maniche e ho iniziato a lavorare. La ricetta è questa, l'ingrediente necessario è l'appartenenza. A Terni ci siamo salvati in B dopo sette sconfitte di fila e dimissioni respinte col cambio di allenatore, ma soprattutto perchè c'era voglia di stare insieme. Ci fu un ritiro a oltranza che contribuì a creare appartenenza. Dal magazziniere al barelliere e agli steward tutti devono essere consapevoli che possono incidere per arrivare all'obiettivo. La società sta dimostrando con i fatti di crederci, mettiamo da parte i problemi organizzativi: sappiamo che in passato mancava l'acqua, sappiamo che non tutto va alla perfezione. Ma io sono qua e ci metto la faccia".

Lei però non può operare sul mercato...

"Un sacrificio la società lo farebbe, nel rispetto delle norme. Ma le cose vanno fatte con logica, non tanto per far vedere che abbiamo acquistato. Naturalmente mi fido di questo gruppo".

Situazione infermeria?

"Mi sono interfacciato con tutte le aree. Quanto a Basanisi, venerdì farà una TAC e ci sarà una consulenza esterna utile a stabilire modalità e tempi di recupero. E' un calciatore che mi piace, ha le caratteristiche che servono soprattutto sul piano caratteriale. Ha voglia di giocare, le sue sensazioni sono importanti al di là della valutazione medica che è suprema. Vi assicuro che la società ci sta mettendo nelle condizioni di operare al meglio, la proprietà è presente e questo mi dà forza e serenità. Se domani miracolosamente esce un attaccante tesserabile e idoneo agiremo di conseguenza. Se dovessimo far curare Basanisi in un centro apposito siamo pronti, senza nulla togliere al nostro staff".

Come ha trovato la squadra e perchè ha accettato questa sfida?

"Ho visto la squadra in una situazione non positiva, bisogna essere onesti. La gestione delle partite testimonia le difficoltà del momento. Conosco mister Erra, a volte ha dovuto fare scelte obbligate. Non ha operato in condizioni semplici. Qualche over ha perso condizione fisica, la Nocerina non sta bene e ho l'obbligo di essere sincero. Quanto a me, posso dire che ho avuto dei contatti in questi mesi. Il direttore sportivo oggi è un professionista clientelare, come accade in tanti settori lavorativi italiani. Mi piacciono le situazioni difficili, cercherò di incidere nell'immediatezza proiettandomi nel futuro. Vorrei riconquistare il pubblico. Sono stato in piazze grosse e piccole, ma lo stimolo della curva della Nocerina o andarmela a giocare con 600 tifosi in trasferta mi esalta e mi trasmette quell'adrenalina che cercavo".

Una vittoria nelle ultime 10 partite, contro l'ultima in classifica. Quanto scommetterebbe sulla salvezza?

"Io non scommetto, ma lavoro. Il mio modus operandi è prendere il toro per le corna senza pensare che la colpa sia sempre degli altri. Sono ottimista, ma non illuso. La squadra ha problemi e tutti devono dare di più, compreso l'allenatore".

Tra l'altro lei ha il patentino...

"L'ho preso per migliorare, per conoscenza, per imparare, per cultura personale. Non ho la presunzione di immaginarmi come allenatore. Ho dimostrato di cavarmela come direttore sportivo in tutte le categorie. Nulla togliere alla D, ma l'habitat di Nocera è il professionismo. Lo meritano i tifosi, i presidenti, la storia del club".

Che rapporto immagina di instaurare con la squadra?

"Sarò un martello, vorrei quasi che mi odiassero. Tutti devono capire che c'è un molosso dormiente ma innamorato. Oggi ho mangiato in un ristorante e c'erano i simboli della Nocerina disegnati alle pareti. La gente forse non viene allo stadio ma si percepisce sia legatissima ai colori sociali. Ecco, voglio dai miei ragazzi senso d'appartenenza".

Siamo a fine marzo e incidere sul mercato è impossibile...

"Ho smosso qualcosa, il telefono è squillato. Ma ci sono le norme. In alcuni casi è utopia. Se chiamo un giocatore di A o di B fermo da tempo devi avere fortuna. Nelle mie squadre ho preso calciatori post crociato. A Gallipoli dicevano avessi speso tanto per fare miracoli, non era vero. Se uno scappato di casa è buono lo prendo, a patto che sia tesserabile. La guerra devo vincerla con questi soldati".

La sua presenza è legata alla salvezza?

"Certo. Non si tratta di presunzione, ma devo essere funzionale. Resto se ci salviamo".

Chi è più forte Danilo, Dante o Simone Pagni?

"C'è pure Andrea Pagni. Mio padre era un guru della quarta serie, numericamente l'ho superato. Era un allenatore che apparteneva alla generazione di Di Marzio. Io a calcio ero più che un dilettante, ma ebbi l'intelligenza di capire che volessi fare altro. I figli, invece, sono molto molto forti. Uno ha subito due interventi al ginocchio, rientrerà alla Reggina. Auguro loro di divertirsi, ma desidero diventino due medici perchè conosco il mondo del calcio. Torniamo al discorso del clientelismo. 750 scienziati, 5000 direttori sportivi, 800 allenatori. Di che parliamo?".

Che messaggio diamo ai tifosi?

"La squadra è loro. Non venire al campo è un dispetto a sè stessi. E' la squadra che ha bisogno, non Pagni. Non venire allo stadio significa rinforzare l'avversario. Siamo tutti di passaggio, la maglia resta ed è dei tifosi. La piazza è esperta, intelligente, ha fato le battaglie vere. In queste sei partite ci devono aiutare, ho bisogno di loro anche in trasferta. Poi ognuno può avere la propria linea".

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Venerdì 29 Marzo 2024
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