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Alcione in C. Gallazzi: "Non saremo una meteora. Perché vogliamo la B e San Siro"

Esclusiva TMW
di Claudia Marrone
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© foto di Ufficio Stampa Alcione Milano

Una promozione sognata e agognata, arrivata con merito dopo anni ai vertici della Serie D: nella giornata di ieri, vincendo il Girone A di quarta serie, l'Alcione ha potuto festeggiare la prima storia promozione in Serie C, che ha coronato un lavoro che parte da lontano, con un progetto ora diretto dai presidenti Marcello Montini e Giulio Gallazzi. Con quest'ultimo che, il giorno dopo il traguardo raggiunto, ha parlato in esclusiva ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com.

Aveva detto che voleva la C in tre anni, ed è arrivata. Quali sono le sensazioni del cosiddetto day after?
"L'Alcione sta promuovendo attraverso tutto il suo mondo, a partire dalla società fino ad arrivare ai tifosi, la cultura del giocare per realizzare i propri sogni, del vincere, che attenzione non è l'obbligo, ma la voglia di vincere. Negli anni abbiamo lavorato sul tecnico, sì, ma anche sull'educazione, sull'alimentazione, sulla prevenzione, sul sostenere la crescita anche a livello umano perché lo sport è maestro di vita e non distrazione nella crescita dei ragazzi. Abbiamo rispettato il percorso che ci eravamo prefissati, che nasce dalla pianificazione, e lo scorso anno abbiamo vinto i playoff di Serie D con la squadra più giovane di Italia, rimettendo poi insieme i cocci dopo il mancato ripescaggio in C, situazione che avrebbe ucciso chiunque: ma la nostra voglia di fare ci ha portato alla cavalcata vincente. Sognare è necessario, poi con rispetto e sacrificio si arriva. Sono molto felice".

Parlava dei ragazzi, e le vostre soddisfazioni effettivamente partono proprio dalle giovanili. La prima squadra è solo il culmine.
"Delle cinque annate agonistiche abbiamo vinto quattro campionati su cinque e l'obiettivo è fare pokerissimo, lavoriamo per questo. Del resto, la valorizzazione del nostro vivaio è quello che vogliamo, è la nostra essenza: il fatto più straordinario e la Serie C, quello più normale essere in lotta per tutte le altre competizioni giovanili. È la prima volta nella storia che l'Academy arriva tra i professionisti, ma ribadisco che il lavoro parte da li, perché il nostro club è stato fondato nel 1952 per protezione delle giovanili, per poter sviluppare, in un difficile quartiere di Milano, questo progetto sociale, di aggregazione".

Tornando alla prima squadra, quanto sarà difficile adesso concludere la regular season senza rilassarsi troppo?
"Sicuramente tenere alta l'attenzione adesso è dura. Racconto un aneddoto: ieri il mister ha fissato un allenamento per oggi, ho visto sgomento negli occhi dei ragazzi, che hanno mandato avanti il capitano... non so come è finita! (ride, ndr) Battute a parte, la voglia di finire bene è tanta, da parte di tutti, ma capisco la stanchezza di chi da due anni a questa parte ha dato l'anima per arrivare dove siamo arrivati. Sicuramente negli ultimi 180' ci sarà un po' di rotazione, sia per far tirare il fiato ai ragazzi più impiegati che per far vivere la gloria a chi ha giocato meno ma è stato comunque parte integrante del tutto".

Far giocare chi finora si è visto meno, potrebbe servire anche per iniziare a programmare la stagione ventura con anticipo rispetto alle rivali?
"Ovviamente sì, è anche questo uno dei motivi. Il direttore Mavilla e il mister sono già a lavoro per questo, per vedere anche i nostri giovani e ragionare, pensare e progettare. Non saremo in Serie C come meteora, questo posso dirlo tranquillamente".

Una notizia dentro la risposta: sta confermando il Ds Mavilla e mister Cusatis.
"Tutta la vita! Se non ci sono ragioni particolari o esigenze personali che vanno a migliorare sensibilmente la situazione di qualcuno, non vedo perché cambiare. Ci siamo scelti per continuare, e posso garantire che quando sei dentro all'Alcione è difficile cambiare".

Parola chiave, quindi "continuare". Fino ad arrivare almeno alla Serie B, giocando a San Siro?
"Marcello è molto più prudente e scaramantico di me! (ride, ndr). Ma parlo io, che, anche per gli sport di gioventù, sono molto più propenso alla rincorsa per sfondare. A parte le battute, credo che se qualcuno fa sport agonistico non può partecipare per salvarsi o non vincere, piuttosto non si gareggia. Magari il primo anno di professionismo ci servirà di ambientamento, poi, con l'ambizione che ci contraddistingue, giocheremo appunto per vincere: dopo la Serie C c'è la B. Il problema verrà poi con le strutture, ma dico già che fuori Milano non vogliamo giocare. Sarebbe una grave sconfitta per la città".

A proposito di stadio...
"La blocco subito. Vogliamo giocare all'Arena Civica, lo dobbiamo a Milano. Vogliamo essere dentro lo stadio più antico del mondo come società più giovane del mondo. È questo il giusto connubio".

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