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TMW RADIO - Presidente Olbia: "Playoff ok, playout no. Meglio meno squadre in C? Falso mito"

di Dimitri Conti
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© foto di Ufficio Stampa Olbia Calcio
Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
Archivio Stadio Aperto 2020
Alessandro Marino, presidente dell’Olbia, intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Alessandro Marino, presidente dell'Olbia, si è collegato in diretta con Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio: "Abbiamo fatto una valutazione di costi-benefici e di sicurezza sanitaria, in assemblea ci siamo chiesti se eravamo in grado di garantirla. Quindi abbiamo votato per l'interruzione perché non pensiamo di essere attrezzati per rispettare questo tipo di regole: non significa che siamo sprovveduti, è una presa di coscienza. Non abbiamo le infrastrutture per garantire il protocollo: hanno difficoltà in Serie A, figuriamoci la C. Se il Consiglio Federale appoggia la nostra proposta la prossima stagione avrà un format più complesso e con più squadre, ma visto il periodo è accettabile: nessuno ha colpe, tutti possono avere un danno. Far inficiare le squadre della pandemia non sarebbe giusto".

Ha apprezzato l'inserimento della Cassa integrazione in deroga per i club di C?
"Sicuramente è stato un passo importante, e tutti coloro che hanno fatto azione di sensibilizzazione e di lobby l'abbiano voluto fare perché i club di Serie C non fossero ignorati in un momento così difficile. Sono contento e spero che sia solo un primo passo: gli sponsor danno la metà delle solite prestazioni, e con ricavi molto bassi si potrebbe andare incontro ad una crisi non prevedibile neanche adesso. Non è un intervento esaustivo ma dà ossigeno".

Ad oggi qual è la riforma più accreditata per la terza serie? Lei che ne pensa?
"Non ci si può basare su dividere la stessa torta per meno squadre: è una falsa soluzione. In passato da oltre 100 squadre, in C, siamo arrivati a 60 ma i problemi sono rimasti gli stessi. Non è un problema numerico, ma di introdurre qualcosa che renda interessante ed omogeneo il campionato. Un girone nazionale a venti e altre quaranta semi-professioniste potrebbero avere senso con più risorse ad accompagnarle. L'aumento di risorse e la creazione di format più interessanti, anche per le tv, sono punti fondamentali. A oggi ci sono diversità eccessive tra le sessanta squadre. Auspico che questo possa accadere per il 2021/22: giusto che tutti quelli che partono dall'anno prossimo, sappiano che accadrà quello successivo, con il prossimo che sarebbe un campionato di transizione".

Per un club isolano aumenterebbero le difficoltà con un girone nazionale?
"Noi, un po' come per il virus, abbiamo ormai gli anticorpi. Sono anni che ogni due settimane fissiamo una nave o un aereo, e non possiamo fare altrimenti. Ma lo facciamo volentieri, le squadre professionistiche della Sardegna sono solo due, e sentiamo la responsabilità. Il Cagliari in maniera più accentuata, ma anche noi abbiamo tanti tesserati dalla Sardegna, e li portiamo noi per la prima volta a fare viaggi nella penisola. Per noi vale la pena".

Lei è d'accordo con la promozione del Carpi per merito sportivo? Pensa che Reggiana e Bari faranno ricorso?
"Noi come club ci siamo astenuti perché entrambe le campane avevano il loro fondamento. Il merito sportivo deve prevalere quando è impossibile giocare anche solo una partita, per coerenza poi giusto calcolarlo così. Se il Consiglio Federale però prevederà playoff ristretti, non lo vedrei come uno scandalo. Giusto che sia rispettato il voto dell'assemblea, ma non sarebbe una follia secondo me far disputare solo i playoff. Diverso invece se pensassero solamente ai playout, quella sì che sarebbe un'ingiustizia enorme. Il playoff ti dà possibilità di avere qualcosa in più, semmai, ma i playout te la tolgono".

Che si attende che sia fatto per chiudere un po' il rubinetto in perdita della Serie C?
"Quattro campionati, quando ho iniziato, ci siamo dati la regola di spendere quanto incassavamo. Siamo stati la squadra più giovane della categoria, perché pensiamo che questa sia la giusta missione. I bilanci erano tra il pareggio o la perdita accettabile: non ho fatto e non farò il passo più lungo della gamba, e penso che sia quello che devono fare tutti. Ok i virtuosismi di chi può permetterseli per provare a salire, ma in questi anni ho visto spese senza senso per ambire ai primi sette-otto posti, la logica della sostenibilità deve passare prima dall'imprenditore e poi anche dalle regole".

Può essere occasione per rivalutare anche il calcio non di Serie A.
"Come presidenti dobbiamo chiedere questo, ma il primo passo tocca a noi ed è la credibilità verso chi ci ritiene pezzo di sistema. Ci chiedono di valorizzare i giovani, se poi ci sono squadre che hanno monte ingaggi da Serie B e non puntano sui ragazzi, è difficile essere credibili come categoria. Anche la Melandri (legge sulla distribuzione dei diritti tv, ndr) può essere rivista in questo senso ma dobbiamo essere noi bravi a meritarci certe cose".

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Lunedì 16 Settembre 2024
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