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TMW RADIO - Pres. Sudtirol: "Avanti con il calcio, ma la mano pubblica non salverà la Serie C"

di Dimitri Conti
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© foto di Luca Marchesini/TuttoLegaPro.com
Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
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Walter Baumgartner, presidente del SudTirol, ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Walter Baumgartner, presidente del Sudtirol, si è collegato in diretta con TMW Radio, ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini nel corso della trasmissione Stadio Aperto. L'intervista inizia dalla ripartenza della Lega Pro: "Per fortuna siamo partiti, intanto, e poi dico che è molto impegnativa, senza ombra di dubbio. Però dobbiamo tirare avanti e trovare il meglio da questa situazione, come stanno facendo le 58 società. Il campionato è anche abbastanza bello, devo dire: le partite sono di un livello interessantissimo. Speriamo vada tutto bene...".

Un ottimo inizio, sul campo, per voi. La vostra ambizione si rinnova?
"Ho sempre detto che vogliamo migliorare continuamente, sotto ogni aspetto. Quest'anno credo che siamo più forti come squadra, e che possa dire la sua. Poi dipende da tante situazioni: ci vuole un po' di fortuna, soprattutto nel non perdere giocatori per infortuni o Coronavirus durante il campionato. Un torneo diverso dagli altri".

Dalla B sono retrocesse squadre importanti, si vedano ad esempio Perugia o Livorno...
"Io frequento la Serie C ormai da undici anni, e devo dire che è sempre stato un bel campionato. Non dimentichiamoci che tra le sessanta squadre abbiamo sempre avuto società importanti, con grandi storia e tifoseria. Quest'anno se vogliamo è migliorato ancora, e il trend lo vediamo".

Com'è possibile che accadano casi tipo il Trapani? Cosa fare per impedire il buio?
"Qualcosa non quadra, è vero. Spesso sono squadre che retrocedono dalla Serie B, come il Trapani quest'anno... Qui qualcosa deve essere fatto, non c'è dubbio che per sostenere un campionato di Serie C non si guadagna niente, si perde solamente. Ho il massimo rispetto dei vari presidenti che ci mettono tanti soldi, emozioni e tempo per l'organizzazione: questa cosa dovrebbe essere onorata un po' di più".

Con Trento e Bolzano che hanno iniziato bene in D, è un periodo florido per la vostra regione?
"Sì, e ci fa anche piacere perché il Trento era da tanti anni che non c'era. Sono stati in forte crisi, e speriamo che possano fare bene. Noi in Alto Adige da tanto tempo frequentiamo i professionisti, e siamo una vecchia realtà, quasi tradizionale: sono poche le società che sono da 20 anni in C senza mai fallire o aver cambiato categoria. Stiamo cercando di migliorare ogni anno, e se adesso si associa la squadra del capoluogo trentino ci farebbe piacere".

Quanto agevola la gestione di un club in un territorio così miscelato tra Italia e Germania?
"Per noi è una bella cosa, un qualcosa in più. Siamo proprio in mezzo, il ponte tra la cultura italiana e quella tedesca, e la cosa la viviamo quotidianamente. Credo che sarà importante anche per la gente, e per chi viene qua a giocare: potrebbe essere una cosa davvero interessante. La vedo come una cosa positiva".

Qual è la sua esperienza personale di questo periodo fatto di tante restrizioni?
"Necessario che il calcio continui, come svago. Io considero il calcio professionistico come un'industria: c'è gente che ci lavora, che ogni giorno si sacrifica come in ogni altra azienda, perciò è giusto provare ad andare avanti seguendo il protocollo sanitario. Sotto quell'aspetto per me la cosa è sicura, e in un certo senso il calcio è uno sfogo, anche se c'è il rammarico di non poter frequentare direttamente lo stadio. Dispiace a tutti noi, ma penso soprattutto ai tifosi. Il momento purtroppo è questo e bisogna adattarsi".

Ghirelli ha minacciato il collasso a gennaio senza interventi del Governo. Possono arrivare quei 40 milioni di euro dal Governo?
"Non posso dirlo... Sarà comunque molto difficile per le società, e sono convinto che non solamente per la Serie C sarà così, ma a partire dalla A fino ai dilettanti... Non posso credere che la mano pubblica riesca a salvare tutto, purtroppo. Non potrà succedere, speriamo solo che gli incidenti siano meno possibile. La salvezza del pubblico, a breve termine almeno, non accadrà né nel calcio né in ogni altro settore. Io per principio sono ottimista, ma penso sarà difficilissimo".

A livello di infrastrutture vi siete portati avanti.
"Fondamentale. Bisogna sempre pensare e lavorare a 360 gradi: un calcio che guarda sul lungo ad alto livello è possibile solamente con le infrastrutture adatte, e questo vale per tutti. Questo aspetto, in Italia, è molto carente. Ci vorrebbe un'offensiva, che non servirebbe solo al calcio ma anche all'economia: pensiamo se cominciassimo a mettere i presupposti per ristrutturare tutti quegli stadi che ormai sono veramente obsoleti, dove strutturalmente quasi non si può fare calcio. Girando in Italia negli ultimi anni ho visto veramente di tutto... Bisogna dare una mano al calcio, o non migliora mai niente. Non servono neanche investimenti da 1-2 milioni per migliorare illuminazione o seggiolini, ma proprio un'offensiva totale. Sarebbe un vantaggio enorme per l'economia, perché porterebbe tanto lavoro per le aziende. Così si dà una mano a chi fa calcio, invece di ostacolarlo".

Riuscite a pescare gli allenatori con lungimiranza: qual è il vostro segreto? Si aspettava questa crescita di Stroppa fino ad arrivare in A col Crotone?
"Non è solo bravura... Bisogna anche saper valutare bene, certo: in certe scelte c'è un po' di rischio, ma senza di quello nella vita non si fa niente. E non si rischia tanto per, ma certamente si guarda ogni dettaglio sulla scelta. Assieme a quella del direttore sportivo, è una delle decisioni più importanti in una società, il fondamento per fare calcio. Collaboratori giusti, mister e ds sono l'assetto fondamentale: in merito a queste scelte bisogna avere tanta cura e darsi del tempo per vedere carattere, qualità tecniche e tutto il resto. Poi, certo, si può anche sbagliare...".

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