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Lo Monaco contro le critiche: "Chi mi attacca non è tifoso del Catania"

di Dimitri Conti
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© foto di Federico Gaetano

Sul sito ufficiale del Catania si legge una lettera aperta dell'ad Pietro Lo Monaco, in risposta ad alcune critiche piovute alla gestione della società siciliana da una fetta della curva:

“Ora mi sono rotto le scatole. Ho pazientato fin troppo, nel sopportare i continui attacchi di chi non sa nemmeno cosa significhi, amare la propria squadra. Fatico non poco a comprendere chi ci sia, dietro tutte queste eresie che puntualmente vengono amplificate mediante pubblicazione da testate più o meno dubbie (a dire il vero, tutti possono immaginare chi siano pseudo rappresentanti della Curva Nord e avvocati compiacenti). Mi rivolgo a chi ha scritto: vi dico chi non siete, chi siete e chi sono io. Voi non siete tifosi del Catania e non rappresentate la grande tifoseria del Catania, quella che soffre e gode insieme alla squadra. Voi siete, invece, coloro i quali nascondendosi dietro il finto attaccamento alla maglia hanno sempre usato il Catania per fare i protagonisti, voi siete quelli che non si sono mai apertamente e chiaramente dissociati da certi comportamenti che hanno portato discredito alla città di Catania, alla grande tifoseria del Catania ed ai colori rossazzurri: ometto di elencare l’interminabile serie di episodi che oggi rende possibile ad alcuni, con nostro grande dolore e dispiacere, classificare la nostra tifoseria, in realtà tra le migliori in Italia, come una delle più facinorose, costringendo noi, la società, a pietire presso gli organi competenti per non andare incontro a divieti e restrizioni in tema di trasferte. E voi, avete condannato questi atteggiamenti che tolgono a tanti catanesi appassionati la possibilità di andare in trasferta? Avete dato un segnale chiaro, forte, preciso? No. Voi, e non certo la tifoseria del Catania, avete scelto di fare i protagonisti, facendovi ospitare con proclami e lettere farneticanti dal giornalista di turno: non si è mai vista, nella storia del calcio, delle società calcistiche e delle testate giornalistiche, una Curva così presente sui giornali, con lettere più o meno deliranti. Voi siete quelli che non perdono mai, quelli che si ergono a giudici, quelli che, dite, proteggono e sostengono. Ma come lo fate? Con gli insulti? Con certi cori intimidatori? Con le contestazioni feroci? Spiegatemi: queste cose hanno a che fare con l’amore? Grazie al Catania, voi siete protagonisti: dovete dire grazie al Catania, non viceversa. Voglio darvi una notizia: siete voi, la curva del Real Madrid, io sono l’amministratore delegato del Catania, una realtà a vostro dire patetica che, sempre secondo voi, arranca perfino in Serie C. Siete la curva del Real Madrid ma non siete tifosi del Catania, perché i tifosi del Catania sono quelli che mostrano amore e attaccamento nella buona e nella cattiva sorte, apprezzano impegno e dedizione. Voglio dirvi chi sono io, adesso. Ho quasi 65 anni e sono da circa 50 nel mondo del calcio, accumulando esperienze in tutti i ruoli e in tutte le categorie. Mi limito a parlare di quella a Catania, città meravigliosa che mi ha accolto nel 2004. Abbiamo conquistato insieme una promozione in A, categoria lasciata nel 1984 e ritrovata nel 2006, e questa società, migliorando piazzamenti e record di punti, ha poi vissuto otto stagioni consecutive nella massima serie, un record in chiave rossazzurra. Abbiamo valorizzato tanti calciatori, abbiamo realizzato plusvalenze e con queste abbiamo costruito un centro sportivo che è orgoglio di Catania, invidia di tanti club e, soprattutto, dà lavoro a circa 250 persone e quindi ad altrettante famiglie catanesi. Da 3 anni, perché è opportuno ricordare che sono rientrato nel 2016 dopo quattro anni di lontananza, sono tornato al capezzale della squadra che amo, che per me è come un figlio. Per il Catania ho rimesso tempo, salute (vertebre rotte, una trombosi che quasi mi costava la perdita della vista da un occhio) e anche altro, soprattutto negli ultimi anni. Al mio ritorno, il Catania veniva da una salvezza raggiunta all’ultima giornata in Serie C dopo due retrocessioni ed era sull’orlo del fallimento. A proposito, sono sicuro che nei 4 anni di distruzione del giocattolo voi non c’entravate nulla, anzi, eravate giudici e accusatori, non parte in causa del fallimento… A quel punto, forse, la soluzione più giusta, vista la situazione, era quella adottata in tante realtà (Bari, Palermo, Cesena, Salerno, Foggia per citarne solo alcune): ripartire dai dilettanti, azzerando tutto. La proprietà, invece, ha inteso fare in modo che non si perdesse la matricola, tanto cara a chi ama la nostra storia, e che il Catania non subisse l’onta del fallimento. Così, ci si è imbarcati in un’opera di risanamento ardua, a tratti impossibile, che mi ha visto coinvolto: a volte la strada sembra in discesa, altre volte improvvisamente emergono difficoltà ed è per questo che rendo conto alla città di momenti economicamente differenti, da un mese all’altro, non certo per “mettere le mani avanti”. Abbiamo intrapreso un cammino virtuoso, passato attraverso un centinaio di transazioni, alcuni “salti mortali” e disponibilità limitate per il raggiungimento dell’obiettivo agonistico, per via degli esborsi mensili contemporaneamente sempre necessari, purtroppo, per far fronte alla situazione debitoria. La storia dice che, nonostante la pesante penalizzazione, nel 2016/17 abbiamo acciuffato i playoff e siamo stati eliminati senza perdere. Nel 2017/18 abbiamo concluso il nostro cammino al 2° posto, sfiorando la promozione diretta e perdendo ai rigori la semifinale playoff, fermandoci così a 90 minuti dalla serie cadetta. Nell’estate del 2018, il rispetto del diritto ci avrebbe dato la B, che infine ci è stata sottratta ingiustamente. Nel 2018/19, storia simile a quella della stagione precedente: eliminati in semifinale, ai playoff, senza perdere. Nelle ultime due annate, tra campionato e playoff, circa 150 punti: come si può parlare di fallimenti? E quanto ad autocritica, non abbiamo forse detto sempre che quando si interrompe il rapporto con un allenatore, ad esempio, è nostra responsabilità? Anche questo va puntualizzato: noi non abbiamo mai declinato responsabilità ma il diritto di vincere non esiste. Noi, con i mezzi di cui disponiamo, abbiamo ottenuto risultati degni di rispetto. E sia chiaro che, ribadisco, quando parlo di questi mezzi economici risicati lo faccio perché intendo essere schietto, non per negare l’ambizione. Noi, infatti, anche quest’anno pensiamo di poter essere competitivi a prescindere dalla forza economica delle concorrenti, saremo degli illusi ma continueremo ad esserlo, perché la nostra realtà è questa, lottare: siamo il Catania. In questi anni abbiamo anche recuperato credibilità ad ogni livello e in tutte le sfere calcistiche italiane. Non abbiamo vinto il campionato, è una colpa ma ci proveremo sempre, ancora, continuamente, contro tutto e tutti. A voi, giudici, dico che abbiamo pagato lunedì scorso circa 240.000 euro di tasse, alla fine del mese sono previste scadenze per altri 250.000 euro ed al 16/10 per circa 300.000: potete suggerire qualcosa, per adempiere in qualche modo a tutto ciò? Dimenticavo: voi siete i paladini della giustizia, non potete occuparvi di queste faccende materiali. Sono queste, però, le cose che tengono in vita il Catania, sapete? Vorrei dirvi tantissime altre cose ma sarebbero lettera morta, probabilmente. Posso soltanto augurarmi che smettiate i panni dei protagonisti a tutti i costi e diventiate veramente tifosi del Catania. Sarebbe bello. Se volete continuare sulla solita strada, con questa lettera vi ho servito il nemico. Continuate pure a prendervela con me, lasciate stare la squadra”.

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Martedì 7 Maggio 2024
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