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ESCLUSIVA TMW - La Serie C cambia format? Ghirelli: "Pronti a partire nel 2023/24"

di Ivan Cardia
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"Vogliamo riportare allo stadio i tifosi delusi e i giovani". Dopo mesi di lavoro a riflettori spenti, ieri Francesco Ghirelli ha presentato all'assemblea dei club di Serie C la proposta della Lega Pro per il futuro. Un nuovo campionato composto nella regular season - allo stato attuale, adesso partirà il confronto con tutte le società - da sei gironi, ciascuno formato da dieci squadre. Qui l'approfondimento.

Parla Ghirelli. L'obiettivo lo racconta a TuttoC e TMW lo stesso presidente di Lega Pro: "Noi abbiamo due stelle polari, anzi tre se consideriamo che i giovani sono quella più luminosa. Ma in generale ogni nostra azione, dalla telefonata da fare sino al più grande progetto, ha due obiettivi: la sostenibilità economica dei club e riportare i tifosi allo stadio. Pensate anche al lavoro sugli stadi come nuova idea di centralità urbana: è un'indicazione netta su una fonte di nuove risorse, che può dare anche la possibilità di avere un ambiente più accogliente".

I club come hanno preso questa proposta?

"Beh, all'assemblea siamo arrivati dopo aver già svolto tre riunioni di consiglio direttivo, dalle quali non è trapelato nulla, quindi direi bene. Io ricordo il dibattito sui playoff: qualcuno lo ha dimenticato, ma ci fu una rivolta. Ora ci sarebbe se proponessimo di toglierli: il compito di chi dirige è anche sapere che ci sarà sempre una resistenza al cambiamento, per quanto mi pare che sia stata accolta con grande interesse questa nostra proposta. Il calcio ha un problema di futuro, non soltanto di presente, e riguarda i giovani. La generazione Z non segue il calcio: già non siamo interattivi, già i tempi della partita sono lunghi, come possiamo recuperare tutto questo? Con l'emozione, e questa proposta va in quella direzione".

Come si sposerebbe questo nuovo format con la riforma dei campionati in discussione in FIGC?

"È talmente flessibile che può essere adattata a ogni ulteriore novità. Faccio un esempio pratico: ci potrebbe essere una discussione se le promosse in B dai playoff debbano essere quattro o tre. Noi al momento ne abbiamo previste quattro ora, ma ho sempre detto che sono disponibile a discuterne, partendo da un riconoscimento economico consistente e permanente nei confronti della Lega Pro. A quel punto il format potrebbe aggiustarsi di conseguenza".

Com'è nata questa proposta?

"Siamo partiti dalla nostra esperienza, dalla storia dei playoff, dalla necessità di dare prossimità territoriale. Pensate alla prima fase: è tra le più delicate per le società, ma anche per i tifosi. Con questo nuovo format vi sarebbe una prossimità territoriale molto forte, con tanti derby e di conseguenza coniugheremmo sostegno economico, sia alle società che ai tifosi, con spettacolarità. In più, e non è certo un caso, abbiamo la combinazione che tutti i contratti TV, escluso quello con la RAI che è triennale, vadano a scadenza a fine stagione: è un'occasione irripetibile. Nello stesso tempo, lavoriamo da tempo sugli stadi: questa formula può attirare investitori, sia fondi che stranieri. E questi soggetti guardano con grande attenzione e grande interesse a questa formula, capiscono che un sostegno sul versante degli stadi può portar loro benefici".

Ha parlato di prossimità territoriale. Questo obiettivo non contrasta con l'esistenza delle seconde squadre, in teoria poco seguite a livello locale e di tifosi?

"Ma al momento ce n'è una: non ci poniamo problemi che non ci sono. E in ogni caso anche le seconde squadre possono avere un impatto a livello territoriale. Comunque, a oggi ce n'è una".

Vi siete ispirati ad altre esperienze, per esempio al basket?

"Abbiamo guardato a tutto il mondo, messo insieme la nostra esperienza con quella di altri campionati. La proposta di portare avanti il 50 per cento dei punti dalla prima alla seconda fase, per esempio, arriva dal Sud America: è pensata per far sì che tutta la stagione abbia il suo peso, che l'impiego dei giovani abbia un senso, che si mantenga un equilibrio tra grandi e piccoli club".

Ha parlato delle TV, questo nuovo format cambierebbe l'approccio a livello commerciale.

"Da ieri abbiamo messo in moto il nostro settore marketing, guidato da Flavio Faré, lavori. Si possono vendere le cose più disparate, da un girone a tutti i gironi a una fase. Noi siamo una cosa particolare, siamo sessanta società e se riusciamo a incrociare le potenzialità dei territori diventiamo molto forti. Un bicchiere si riempie in tanti modi: se la Serie A apre il rubinetto, ma anche una goccia alla volta. Alla fine il bicchiere si riempie lo stesso. La cosa che questo campionato consente di fare è riaprire la partita dei ricavi, dopo dieci anni di crisi. Non metto in discussione che si debba proseguire nella riduzione dei costi, ma in questi anni si è sempre parlato di tagliare, tagliare, tagliare. Giusto, ma bisogna anche aumentare i ricavi".

Anche perché è probabile che con questo format i costi aumentino…

"Io non lo so ancora dire con certezza, va visto in un dato complessivo. Ma anche se così fosse, i costi qualche volta sono investimenti. Bisogna vedere quanto rendono: se una formula fa aumentare i ritorni a livello televisivo, da sponsor e da stadio, allora sto parlando di un investimento. Bisogna distinguere tra aumenti negativi e aumenti produttivi".

Quali sono i tempi?

"Anzitutto, non sono una variabile indipendente, è la regola di ogni impresa. Noi abbiamo suscitato grande interesse negli sponsor e negli investitori sugli stadi: il prossimo mese lo useremo per fare incontri coi club, per affinare la proposta, per fare verifiche sul rapporto costi/ricavi e per studiare le strategie da mettere in campo. Il 29 novembre la prossima assemblea deciderà: se la riposta sarà positiva, a dicembre porteremo la proposta in consiglio federale. A quel punto, noi saremmo pronti per partire nella stagione 2023/2024".

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Giovedì 9 Maggio 2024
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