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Virtus Verona, Fresco: “42 anni qui? La prima motivazione è l’abitudine”

di Sebastian Donzella
per Tuttoc.com
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Luigi Fresco, storico allenatore e presidente della Virtus Verona, è intervenuto sulle frequenze di Tmw Radio, durante la trasmissione A Tutta C, per parlare del proprio club.

Dove trova le motivazioni per ripartire ogni anno dopo quarantadue anni alla guida della Virtus Verona?
“La prima motivazione è l’abitudine. Mi piace il calcio, anche se nel professionismo bisogna un po’ considerare il fatto che molti ragazzi, per via dei costi contenuti, considerano spesso la Virtus come un trampolino di lancio”.

Che bilancio fa dell’ultima stagione?
“Siamo partiti bene e poi siamo calati, anche a colpa dei tanti infortuni. Con tutti a disposizione potevamo lottare per le prime posizioni. Per costruire la rosa non possiamo mai prendere i giocatori che hanno fatto una grande stagione, ma bensì quei profili in cerca di rilancio. Adesso più che mai cerco giocatori tecnici, ma senza il fisico nel calcio moderno si fa fatica”.

Quanto conta istruire per bene i propri giocatori anche dal punto di vista umano?
“Io di formazione provengo dall psico-pedagogia. I primi anni ricordo che seguivamo anche i tossico dipendenti, perché all’epoca Verona era una città complicata da questo punto di vista. Poi abbiamo anche aiutato cinquanta famiglie a causa della guerra in Yugoslavia in un progetto al quale hanno partecipato anche Damiano Tommasi, Eusebio Di Francesco e Luigi Di Biagio. Infine ci siamo impegnati anche nel progetto Mare nostrum. Nei viaggi di fine anno ho spesso portato anche i giocatori in scuole ed ospedali. Nel 1999 per esempio portammo trecento chili di medicinali a Cuba.
Per crescere i propri ragazzi un istruttore ha il dovere di istruire. Quando andiamo in trasferta sempre andiamo a visitare luoghi di interesse nelle varie città”.

Lei è anche un estimatore di Zeman, giusto?
“Lui è un grande mister e una grande persona, è stato bellissimo giocarci contro due anni fa. Tra l’altro in quell’anno avevamo la squadra per andare in Serie B”.

Quando valuta i giocatori tiene in considerazione anche l’aspetto personale?
“Io voglio sempre parlarci insieme. Mi vanno bene anche ragazzi con dei difetti, ma devono essere disposti a comunicare”.

Per questo da sempre fate la famosa cena del giovedì.
“Le prime volte si mangiava nel garage del mio portiere, cucinava la madre di qualcuno dei ragazzi. Poi abbiamo iniziato ad andare in pizzeria”.

In questo momento è ancora possibile trovare dei valori dello sport in Serie C?
“I valori si possono trovare sempre. Alcune dinamiche purtroppo diventano dei problemi, come alcuni procuratori. Molti sono bravi, ma ad altri interessa solo l’incasso per l’intermediazione. A volte si sostituiscono alle società offrendo i propri assistiti ovunque”.

C’è un allenatore a cui si ispira?
“Prandelli è stato un grande, forse non è neanche stato capito fino in fondo. Un altro poi è Osvaldo Bagnoli, che aveva una conoscenza tecnico tattica eccezionale. Non dimentico infine Alberto Malesani”.

Cosa c’è da aspettarsi dall’Atalanta U23 nel vostro girone?
“L’Atalanta è una bella squadra, anche se le seconde squadre non hanno mai l’agonismo della altre, perché a loro il risultato cambia fino ad un certo punto. Non c’è poi nessuno che viene a vederli, a volte sono un po’ perplesso da questa idea”.


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Giovedì 4 Luglio 2024