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ESCLUSIVA TMW - Dall'inferno Catania al paradiso Frosinone. Luca Moro si racconta e sogna l'azzurro

di Claudia Marrone
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Tra i nomi che nel 2022 hanno segnato il calcio italiano, c'è sicuramente quello di Luca Moro, gioiellino di proprietà del Sassuolo ma ora in Serie B al Frosinone. Esploso nella passata stagione con la maglia del Catania, ben 21 le reti all'attivo e un cammino interrotto solo dal fallimento del club etneo e dalla conseguente estromissione dello stesso dal torneo di Serie C, l'attaccante ha presto conquistato la maglia azzurra con la Nazionale U21, e si gode ora il primato nel torneo cadetto con la maglia della formazione ciociara.
Un'occasione, questa, che potrebbe presto farlo balzare a vertici ancora più alti.
I microfoni di TuttoMercatoWeb.com, hanno contattato in esclusiva il classe 2001.

Paradiso, inferno, paradiso. L'anno solare sta per terminare, che 2022 è stato per te?
"L'anno che sta per volgere al termine è stato un anno che mi ha sicuramente aiutato e segnato. Ho avuto l'opportunità di giocare per la prima volta in una prima squadra, per di più in una città storica come Catania che dà veramente tanto, ma la stagione non è andata come speravamo perché la situazione societaria e l'estromissione dal campionato hanno cancellato un'annata, però l'estate al Sassuolo, dopo che il club mi aveva rilevato dal Padova a gennaio, mi ha aperto un nuovo capitolo che mi ha portato in una prestigiosa piazza e nel campionato di B: posso esser felice, anche se questi devono essere punti di partenza per poter poi arrivare più in alto possibile".

Accennavi al crac Catania: quando è formativa per un giovane un'anomala esperienza come quella vissuta in Sicilia?
"Sicuramente è molto formativa a livello umano e caratteriale, perché ti fortifica, ti mette subito di fronte a lati brutti del calcio ma ti permette di farti le ossa anche nelle negatività. Alcuni miei ex compagni molto più esperti non avevano mai vissuto situazioni simili, figurarsi noi più giovani, ma siamo tutti cresciuti da quei due mesi di mille peripezie".

Avresti potuto divenire il miglior marcatore della storia del club e della Serie C: c'è un po' di rammarico per questo?
"Dispiace non aver concluso l'anno, ma le statistiche poi la gente se le ricorda. Dispiace molto di più non averlo concluso per il gruppo e l'ambiente che si era creato: può sembrare una frase fatta, ma siamo stati davvero tutti molto uniti. Avremmo potuto prendere altre strade alle prime avvisaglie di crisi, ma ci siamo invece compattati decidendo di affrontare tutti insieme quella burrasca. Questo fa la differenza".

L'approccio con la B, invece, come l'hai vissuto?
"Il livello di questa categoria è diverso da quello della Serie C, ci sono altre criticità, e il passaggio e il salto di qualità si avvertono, ma essermi allenato con il Sassuolo è stato un buono step per il nuovo inizio. L'impatto con la serie cadetta è stato comunque buono, la B dà altri tipi di stimoli e ti forma in modo diverso".

Parli sostanzialmente di crescita graduale. Per un giovane è importante o alle volte si è direttamente pronti per passare dai settori giovanili alla A?
"Questo aspetto dipende molto dal singolo calciatore, ma per me personalmente sono stati gli step giusto, per l'età e per il giocatore che sono. Prendo tutto quello che di buono succedere, ho una crescita lineare e mi va bene così, però credo ci siano anche calciatori subito pronti per il grande salto".

Confrontarti con un campione del mondo del calibro di Grosso quanto è importante per crescere?
"Mister Grosso è un allenatore giovane, che ha smesso relativamente poco tempo fa di giocare, e questo si nota, perché sa cosa vuol dire uno spogliatoio, non ha perso certi aspetti che magari possono poi mutare con l'età e le esperienze. Ci dà sempre consigli giusti, e facilita il lavoro di tutti: dei difensori perché quello è stato il suo ruolo, ma anche degli attaccanti perché ti permette di avere prospettive differenti delle situazioni tattiche".

A proposito di Nazionale, pensi mai a una chiamata del CT Mancini?
"La Nazionale maggiore è ovviamente il sogno di tutti, ma io devo prima pensare a fare bene con il Frosinone, poi vedremo. Al resto non ci penso molto".

Servirebbe però il coraggio che ha il Frosinone di dar maggiore spazio ai giovani meritevoli anche ad alti livelli...
"Sotto questo aspetto, per quanto ci sia ancora un po' la concezione che si vogliono giovani già vecchi, nel senso già esperti nonostante magari di esperienza ne abbiano poca, la situazione sta cambiando. Se un giovane è forte gioca, basta vedere la Juventus ieri con Fagioli e Miretti. I giovani non hanno magari alcune malizie che vengono con il passare degli anni, ma hanno spensieratezza, aspetto che spesso può essere un valore aggiunto".

Il Frosinone lo sta appunto dimostrando.
"Siamo una buona squadra, ma il campionato di Serie B è strano, incerto fino all'ultimo: si è visto l'anno scorso, in una manciata di punti c'erano cinque squadre che potevano ambire alla A. Il torneo attuale è forse il più complicato degli ultimi anni, ma noi siamo concentrati e viviamo il tutto in modo sereno".

Con quale obiettivo in mente?
"Credo che per il momento sia ancora presto per fare calcoli, siamo a poco più di metà del girone di andata, e come dicevo non è scontato che tutto si decida con anticipo. Il precedente campionato insegna".

A livello personale, invece, che obiettivi si è dato Moro? La base da cui parti è molto buona...
"È chiaro che l'attaccante vuole fare gol, e ne vorrei fare il più possibile, ma alla fine neppure l'anno scorso mi ero prefissato numeri precisi, quelli vengono piano piano. Sono però fiducioso. Al momento ho fatto tre gol, lo scorso anno li avevo segnati tutti nel girone di andata magari stavolta mi impongo in quello di ritorno (ride, ndr). A parte gli scherzi, l'obiettivo è fare il meglio possibile, e credo che, vedendo anche la qualità dei miei compagni, gli stimoli ci siano. A fine anno, poi, vedremo".

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