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Vlahovic si racconta: "Per me esisteva solo la Juventus. Mai parlato con le squadre inglesi"

di Simone Bernabei
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Lunga ed interessante intervista rilasciata da Dusan Vlahovic al quotidiano inglese The Telegraph, durante la quale l'attaccante della Juventus ripercorre i giorni del suo arrivo a Torino e si racconta da un punto di vista molto personale: "Nel 2016 dopo il primo contratto da professionista ho pensato 'Ce l'ho fatta, posso diventare un grande giocatore'. Non lo sono ancora, ma sto lavorando per diventarlo. Il gol? Segnare è come volare. Quando segni per la tua squadra, per i tuoi compagni, per i tifosi, per gli amici, è qualcosa che puoi capire in pieno solo quando provi questa esperienza. Una gioia immensa, l'emozione più grande. E' qualcosa che mi riempie. Senza quell'emozione mi sento vuoto. E' qualcosa per cui vivo. Specialmente quando lo stadio è pieno e senti i cori, i tifosi urlare il tuo nome. E' fantastico".

Il passaggio alla Juventus e gli interessi dalla Premier League, soprattutto dell'Arsenal?
"Magari il mio agente lo sapeva, ma io non ho mai parlano con nessuno a riguardo. Avevo solo un club in testa, la Juventus è la Juventus. Non c'è altro da dire. Ora mi sento onorato di indossare questa maglia. E' incredibile ogni volta che la vesto. Mi sono identificato col dna del club. E la personalità della Juventus coincide con la mia. Quando arrivi qui non ti arrendi mai, combatti sempre, fai sacrifici. E' assolutamente ciò che stavo cercando".

Il paragone e le mie parole sull'essere "il prossimo Ibrahimovic"?
"Paragonare giocatori con grandi campioni che hanno segnato 400 o 500 gol e vinto 20 o 30 titoli mi sembra ingiusto. Non è una cosa che mi preoccupa, ma quando escono questo tipo di paragoni e fai uno o due errori vieni subito criticato perché le aspettative sono alte. Abbiamo tutti il diritto di sbagliare, siamo umani. E io voglio solo avere la mia carriera".

I suoi modelli sportivi oltre al calcio?
"Michael Jordan per la mentalità. E Novak Djokovic. E' serbo e senza dubbio il numero uno. E' un grande campione e lo ammiro, anche per la forza mentale: come affronta i problemi o come può giocare 7 partite consecutive superando 7 ostacoli diversi. Quando credi in te stesso, quando hai fiducia, niente ti destabilizza. Serve avere questa forza mentale".

Sente il peso della pressione?
"Mi piace la pressione. Mi piacciono le alte aspettative, portano fuori l'adrenalina. Non ne ho mai sofferto troppo e non mi preoccupo quando la gente parla di pressione".

Come vive l'allenamento e cosa fa quando è lontano dal campo?
"Io non voglio mai riposarmi. Sono concentrato 24 ore al giorno e 7 giorni a settimana. Cosa faccio a casa? Guardo partite di calcio. Mi diverso, ma le sfrutto anche per imparare e migliorare. Noti le cose, ti metti nei panni altrui e dici: "avrei fatto questo o quello". Poi mi piace passare il tempo con la famiglia e con gli amici. Non mi piacciono i video games e non sono bravo. Preferisco andare a camminare. In passato avevo tempo per leggere, ora no. Sono completamente dedicato al calcio e, per me, è solo l'inizio del percorso. Il meglio deve ancora venire".

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