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Viscidi sui giovani: "Noi 5-6 anni fa con la Spagna eravamo in difficoltà. E lo siamo ancora"

di Tommaso Bonan
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© foto di Federico Titone/BernabeuDigital.com

"Abbiamo fatto risultati incredibili nell'ultimo anno. Siamo vice campioni del mondo Under 20, campioni d'Europa in carica Under 19 e freschi campioni d'Europa under 17. Vuol dire che del talento e della qualità c'è. Poi c'è un salto, troppo grande tra la Primavera e la prima squadra. E molte volte ci sono anche delle colpe nostre che lavoriamo nei settori giovanili, nel senso che non diamo alle prime squadre dei giocatori tecnicamente validi" Così ai microfoni di Radio Anch'io Sport su Rai Radio 1 Maurizio Viscidi, coordinatore delle nazionali giovanili maschili della FIGC, sul poco spazio che trovano i nostri giovani in Italia.

"I risultati della Nazionale A sono frutto dei risultati delle giovanili a distanza di 5-6 anni. È un po' come fosse uno tsunami: nel momento in cui c'è un terremoto, sai che arriverà un'onda, ma non è immediata. Noi 5-6 anni fa con la Spagna eravamo in difficoltà e adesso lo siamo ancora. Come scuola calcistica, la Spagna è superiore a noi nel possesso e nei duelli. Il calcio è fatto di uno sport di passaggi e di duelli, se noi li alleniamo male poi paghiamo le conseguenze. Questi risultati avuti nell'ultimo anno li ritroveremo, ma ci vogliono ancora 4-5 anni di tempo per vederli concretizzati in prima squadra. E se non si concretizzeranno, allora il problema non sarà più tecnico ma di un'altra natura, cioè quello relativo all'inserimento e al minutaggio di giovani".

Nella Spagna Yamal gioca titolare, da noi Camarda ha giocato appena qualche minuto in Seria A. Poco coraggio con i nostri giovani? "L'anno scorso contro di noi Yamal ha fatto l'Europeo Under 17 ed era già un giocatore di talento. Perché Yamal gioca titolare nella Spagna? Per la qualità individuale, ha un uno contro uno devastante. Se nei settori giovanili non lavoriamo su queste qualità, diventa un problema. Camarda ha già debuttato nel Milan, gli hanno già fatto fare un percorso importante, il Milan ci crede molto. Ha spostato gli equilibri all'Europeo Under 17, ma non solo lui: anche Mosconi, Liberali, gente di grande talento. Dobbiamo dar loro la possibilità di giocare. Se giochi un calcio tecnico propositivo, vedrai che i giovani riescono a giocare. Ma molte volte gli allenatori italiani vengono valutati solo per i punti in classifica e non per la valorizzazione del patrimonio, si sentono spesso sulla graticola, temono l'esonero e quindi si affidano a giocatori esperti. Va rivista tutta la programmazione".

Cosa si può fare per incentivare al maggior impiego dei giovani? "Ci sono due aspetti fondamentali, uno tecnico e uno chiamiamolo politico. Il primo è far in modo che sui giovani si lavori molto più sulla tecnica, perché abbiamo avuto un impoverimento tecnico pauroso. Se pensiamo ai talenti che avevamo nell'82, era impressionante la qualità dei giocatori. Abbiamo delle responsabilità, non abbiamo saputo rispondere a questo cambiamento sociale. I giocatori non si formano più spontaneamente per strada, non toccano più tante volte la palla, non abbiamo più del talento. Nei settori giovanili dobbiamo fare meno tattica e più tecnica e lasciare che il talento si esprima individualmente. Noi stiamo cercando di giocare un calcio in modo troppo collettivo: ci sono gli ultimi 25 metri di campo che hanno bisogno di un calcio individuale e a noi questo manca. Per il secondo aspetto, dobbiamo far sì che i settori giovanili diventino un investimento e non un costo. Dobbiamo far in modo che le società vedano nel settore giovanile una risorsa e che gli allenatori di prima squadra abbiano degli incentivi anche di natura professionale per la valorizzazione dei giovani. Secondo me anche le seconde squadre possono aiutare un inserimento dei giovani in prima squadra. E soprattutto dobbiamo giocare un calcio tecnico e non speculativo, perché il giovane non lo sa giocare. Dobbiamo rivedere anche il nostro modo di giocare a calcio".

In molti hanno delle perplessità sulle seconde squadre: "Il salto dalla Primavera alla prima squadra è eccessivo. Dobbiamo creare un ponte di congiunzione. La Juve Under 23 è riuscita a valorizzare tanti giocatori, da Miretti a Soulé. Dal punto di vista tecnico, per me le seconde squadre sono valide".

Cosa serve per recuperare il talento individuale perso negli anni? "Riproporre il calcio di strada durante gli allenamenti. Dobbiamo creare più situazioni di uno contro uno, più partitine due contro due, tre contro tre, come si faceva una volta. Solo così riusciamo a recuperare il talento. Se non lo facciamo, continueremo a costruire giocatori teorici, senza creare giocatori che possono spostare gli equilibri. Nella nazionale Under 17 di Favo, i vari Mosconi e Liberali avevano l'obbligo di puntare l'uomo negli ultimi 25 metri. Questo è il messaggio forte che deve passare agli allenatori e ai giocatori di settore giovanile: il calcio non è uno sport di passaggi, ma anche di duelli".

Leggi qui l'esclusiva di TMW con Viscidi prima dell'inizio di Euro 2024

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Venerdì 28 Giugno 2024
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