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TMW RADIO - Tricella: "Un nuovo Verona '85 difficile ma non impossibile. Penso all'Atalanta"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020-2021
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Roberto Tricella intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Roberto Tricella, ex difensore scudettato con il Verona nel 1985, ha parlato in diretta a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Ormai non ricordo più nulla... Dicono che quando invecchi i ricordi remoti ti riaffiorano eppure! La consapevolezza di quanto fatto comunque l'abbiamo avuta negli anni successivi, perché come squadra c'eravamo, pur centrando un obiettivo incredibile col senno di poi. Una vittoria meritata, tra l'altro è stato un anno anomalo in tutto essendo l'unico con sorteggio degli arbitri".

La forza era nel gruppo?
"Le squadre che vincono devono sempre avere un certo gruppo, ma poi c'è la qualità. Lì si formò un gruppo vincente, che aveva grandi individualità: senza di quelle non vinci un campionato. Se in una partita singola te la giochi con chiunque, sulle trentaquattro o trentotto partite vince la più forte e noi lo eravamo".

Il calcio di oggi vieta un Verona di questi tempi?
"Sarà sempre più difficile ma mai impossibile, ci sono mille casualità che si intersecano. Magari c'è chi si fa male, le variabili sono tante. L'Atalanta, per fare un esempio classico, se riesce a mantenersi sul monte ingaggi di adesso e riesce ad aggiungere un tassello alla volta può arrivare a farcela. In quegli anni c'erano squadre come Parma e Sampdoria, per esempio, che sono arrivate vicine o hanno vinto, investendo anno dopo anno grazie alla proprietà. Noi del Verona eravamo caso anomalo perché ogni anno per tenere a posto i bilanci dovevamo vendere almeno un paio di giocatori importanti".

Come riassumervi?
"Poche parole, grandi fatti. Siccome eravamo una compagine che si autogestiva non c'erano grandi parole che servissero da parte dell'allenatore: ognuno faceva ciò che gli era chiesto, lui semmai interveniva quando c'era da rialzare la tensione o smorzare i toni. Non c'era bisogno di far capire l'importanza delle partite".

Lei era un libero, oggi...?
"Non c'è più, prima il libero era quello che rimaneva dietro a dare randellate, poi pian piano quel giocatore è stato sempre più coinvolto nella manovra e la sua bravura col pallone è importante. In questo senso Gaetano Scirea è stato ineguagliabile. Oggi mi sembra che tutti debbano un po' migliorare nelle marcature: ok che il calcio è bello se ci sono i gol ma ne vediamo un po' troppi".

Che fine faceva il pallone negli scontri tra Briegel ed Elkjaer?
"Eh, qualche danno credo lo avesse anche Preben... Briegel nel contrasto era molto più forte in maniera devastante, l'altro era agile e forte".

Come lo vede cambiato il calcio?
"Viene da pensare che, con questi spazi più stretti, devi essere molto più bravo tecnicamente. Però poi vedo errori in fase difensiva importanti e di conseguenza non riesco a valutare quale soluzione sia migliore. Non capisco poi con queste rose più larghe come non si riesca a giocare un tot di partite, che poi sono più o meno le stesse dei tempi nostri...".

Che sia aumentata la ricerca dell'alibi?
"No, credo sia l'intensità e una questione di infortuni. Una volta gli spazi erano più larghi e si era meno soggetti a traumi. Io a Verona in Serie A ho fatto 148 partite su 150. Mi è andata bene che non mi sono infortunato, ma in quella rosa eravamo quindici più i Primavera. Tornando anche ai tempi del grande Milan: in otto le giocavano tutte, gli altri ruotavano".

Il Verona di oggi come le sembra?
"Per come si sono presentati alla partenza credo abbiano fatto un'altra ottima stagione. Spero che concludano dignitosamente o rischiano di vanificare quanto fatto fin qui. Sinceramente non mi aspettavo Juric rimanesse, e invece l'ha fatto, ripetendosi: tanto di cappello, una buona annata".

Che effetto fa vedere la Juventus così?
"Quell'anno siamo arrivati agli spareggi col Torino o per la prima volta non ci saremmo qualificati a una coppa dopo anni. Sarebbe stata una cosa pesante, è un po' quanto sta succedendo adesso, e poi alla Juventus di Maifredi. Quando sei in certe squadre la prerogativa è vincere, se arrivi secondo l'annata sembra fallimentare e di conseguenza ti prendi le critiche del caso. Vero che a vincere è una squadra soltanto, ma non arrivare in Champions potrebbe essere difficile da digerire e imbarazzante per quanto successo con la Superlega. I tifosi della Juve però devono ricordarsi che vincevano da 9 anni il campionato... Gli altri che dovrebbero dire? Il merito gli va dato, un'annata del genere può starci".

Che ne pensa della Superlega?
"Quello che mi ha sorpreso di più è come sia stato venduto il progetto a livello mediatico: è la cosa che di solito viene più curata e invece sono sembrati dei dilettanti allo sbaraglio. Mi viene quasi da pensare che non sia possibile che dei dirigenti di top club affrontino la situazione con tale superficialità. Di solito poi si fanno mille sondaggi di mercato, ma quelli di Goldman Sachs no?

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