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TMW RADIO - Sconcerti: "Messi sta a Barcellona come Maradona a Napoli. Inter instant-team"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
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Walter Sabatini intervistato da Niccolò Ceccarini
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Il direttore Mario Sconcerti è intervenuto in diretta ai microfoni di Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini, iniziando dal futuro di Messi: "Il calcio raccoglierà sempre emozioni, il punto per me è che fino a oggi si è chiesto troppo al calcio. Prima c'erano cartellino e diritto di svincolo, il tuo parere non contava nulla ed era la società che decideva se venderti. Oggi invece è praticamente l'opposto, conta il disinteresse dei giocatori e la moneta: questo non può esistere. Continuiamo a sentire un giocatore di proprietà di una squadra o di una città, ma non lo è. Alla fine sono uomini e ragazzi il cui unico interesse è diventare sempre più ricchi, quando lo capiremo apprezzeremo meglio il calcio. Nella storia di Messi ballano 700 milioni, e io sono contrario a fare sogni con i soldi degli altri: lui si è condannato a fare l'esoso e l'antipatico, ma più alza la voce e più costringe il Barcellona a dover pensare ad un accordo. Io sono per un calcio lontano dal dolce e dallo zuccheroso: devono vivere come meglio credono, non come voglio io".

Riusciranno a ricostruirsi?
"Il Barcellona è un grande club, con o senza Messi. Lo è sempre stato. Messi lo ha completato, portandolo a vincere dove aveva molta difficoltà a vincere, visto che se non erro prima di lui avevano vinto solo una Champions, nel '94. La ricostruzione è fase dovuta a ogni società, soprattutto alle più grandi. Se hai avuto Messi per 15 anni in campo, può anche bastarti. Capisco ambire ad un altro paio d'anni, ma la rabbia può rimanere solo sui risvolti contrattuali. Il Barcellona è la squadra di Messi e lo sarà sempre, un po' come il Napoli per Maradona".

Dopo Ibrahimovic, ora Tonali. Come giudicare l'avvio del Milan?
"Mi piace, e non scordiamoci che nelle ultime dodici partite hanno fatto più punti di tutti gli altri, pur senza la pressione di chi è in testa. Stanno inserendo giovani di qualità intorno a questo grande totem come Ibrahimovic. Davanti ci sono anche Rebic e Leao: la squadra si avvicina ad essere completa".

Più che sulla squadra, l'Inter va all-in su Conte?
"Sì, è molto chiaro che nella discussione di mercato abbia vinto Conte, e che questo debba essere fatto solo su strette indicazioni dell'allenatore. Si parla di Vidal e Kante: per questo tipo di giocatori è stata sacrificata una scelta giovane come Tonali. L'Inter sta costruendo un instant team per vincere, e si affida solo a giocatori che il tecnico conosce e che sono molto esperti. Credo che questo, di cavalcare l'onda, sia il destino delle grandi squadre. A un certo punto vincere diventa necessario, sennò non si riesce a tenere assieme il gruppo".

Come giudicare la scelta della Juventus di affidare la panchina a Pirlo?
"Intanto dovrà andare a fare il corso, che dura poche settimane, meno di un mese. Poi ci sono giocatori e giocatori: Pirlo, anche nel calcio, è un'eccezione ed ha pure il patentino in regola. La Juventus ha fatto così praticamente anche con Conte, che aveva allenato il Bari, l'Arezzo, un'Atalanta diversa da quella di oggi da cui è stato anche cacciato... C'è sempre stata la tendenza a dare la squadra ad un vecchio, grande ex giocatore. Non mi sembra una novità. Piuttosto è un mistero la Juve, che non credo si possa fermare a McKennie: sarà curioso vedere come si concluderà la campagna acquisti, perché ad oggi è più forte l'Inter".

Tra Suarez, Dzeko, Milik o chi altro, chi vedrebbe meglio con Ronaldo?
"Direi Dzeko. Suarez è un centravanti che vuole andare in porta, Dzeko invece è uno per tutte le stagioni negli ultimi venti metri: quasi un 10, tra gli attaccanti. Non è un ragazzo, e questo sì, ma per me sarebbe l'ideale a fianco di Ronaldo".

Locatelli è da Juventus? Il Milan deve rammaricarsi?
"Gli sono stati dati ruoli difficili da tenere a 18-19 anni, e peraltro in una società che stava per esplodere, visto che ha cominciato ai tempi di Berlusconi. Anche se vai bene, all'inizio non puoi pensare di fare subito il titolare in una grande squadra: al tempo era regista, oggi gioca molto più da mezzala".

Chiusura sulla Nazionale.
"Mi sembra ci siano pochissime sorprese, praticamente sono stati convocati tutti. Credo sia anche questo che fa un po' stizzire le società: oggi la Nazionale rende poco. Fino a qualche anno fa, prima delle tv e della Legge Bosman, determinavano il mercato e moltiplicavano i valori".

Quale dei nuovi allenatori di Serie A la intriga di più?
"A me piace De Zerbi. Con qualche correzione però dico che anche Liverani è molto bravo: si può retrocedere con quel Lecce, era quasi previsto, ma è sempre stato in partita e ha continuato a giocare bene senza sbracare, pur con un tipo di calcio che porta a incassare tanti gol e una qualità media da squadra scarsa, non sono mai stati avversari facili. Pensando che li ha presi in C e portati in A, direi che ha concetti di gioco chiari. Vedo però una Serie A fragile dal punto di vista degli allenatori: sono tutti ancora scolari, molti non hanno vinto niente e concluderanno così. La generazione dei migliori, da Ancelotti a Spalletti e Allegri, in questo momento è fuori. Giochiamo con le seconde linee".

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