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TMW RADIO - Legrottaglie: "Voto Messi, non CR7. Inter favorita per lo Scudetto se esce domani"

di Dimitri Conti
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© foto di Sarah Furnari/TuttoLegaPro.com
Archivio Stadio Aperto 2020
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Nicola Legrottaglie ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'ex difensore Nicola Legrottaglie, oggi allenatore, è intervenuto ai microfoni di TMW Radio, nel corso di Stadio Aperto, trasmissione condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini. Si comincia dai recenti trascorsi sulla panchina del Pescara: “Serve guardare il lavoro e non i risultati, se anche oggi si è in quella situazione significa che c'erano dei problemi, anche in parte risolti dagli allenatori che si sono succeduti. La squadra era in grandissima difficoltà, e le cose stanno continuando. Mi auguro che a breve possano ritornare alla luce, perché la posizione del Pescara non è quella, deve lottare per altre posizioni. Personalmente è stata un'ottima esperienza, sia coi giovani che poi in prima squadra: il mio lavoro è stato apprezzato e ho valorizzato giovani che oggi stanno facendo benissimo in Serie A”.

Quanto può crescere Zappa?
“Bravo Di Francesco perché ha capito subito le potenzialità del giovane. Ha rischiato, e compreso che in certe situazioni sa sfruttare le sue doti, in altre meno e deve crescere. Ma sta facendo benissimo: ha resistenza, fa tanti assist e in ampiezza si fa trovare sempre pronto. L'Italia deve tenerlo sott'occhio: crescendo può diventare tra i laterali migliori dei prossimi dieci anni”.

Sorpreso da Balotelli al Monza?
“Per uno come lui, che sia in campo che fuori è esploso, ci si può aspettare di tutto e anche che si rimetta in discussione da Monza. Forse gli è piaciuto il progetto, l'idea di portare a certi livelli una squadra dal basso. Magari a 30 anni accetterà questa sfida, e capirà veramente se è uno che sposta gli equilibri, un po' come fa Ibrahimovic al Milan. Ancora neanche lui sa se è forte o no”.

Dove può arrivare questo Milan?
“I meriti non sono solo di Ibrahimovic, ma dell'ambiente che, mentre si parlava di Rangnick, ha capito come lavorava Pioli. Oggi ormai si guarda il curriculum e solo i risultati degli ultimi anni, ma c'è da capire uno come lavora, il percorso metodologico e come valorizza i giocatori. Hanno capito che Pioli andava nella direzione di far crescere i giovani senza chiedere nulla alla piazza: tutto questo, senza i tifosi a San Siro che spesso danno pressione. Ibra non è quello di 16 anni fa, non prendiamoci in giro: l'ho marcato e per la forza che aveva era un extra-terrestre. Il fatto è che Pioli ha costruito intorno a lui un sistema che gli garantisce di essere ancora determinante: se il Milan giocasse diversamente, potrebbe andare anche in difficoltà. Ecco perché è di Pioli il grande merito. Le scelte della società sono andate poi su giocatori cui nessuno dava due lire ma che oggi si stanno dimostrando di grande livello. Il margine per migliorare c'è: secondo me a gennaio andranno a toccare qualcosa, e non ho dubbi che lotteranno fino alla fine per lo Scudetto”.

Romagnoli può fare lo step oltre?
“A 25 anni ormai non puoi trasformarlo nel nuovo Nesta... Sicuramente puoi migliorarlo. Ha delle caratteristiche che non si sposano con i top player della difesa, e nessuno nella difesa rossonera ha quel profilo, ma giocando di reparto stanno facendo molto bene. Per puntare a livelli più alti, un ritocco di grande spessore in difesa servirebbe”.

Quanto si nota l'assenza di Chiellini nella Juventus?
“Lui sì che sposta gli equilibri. Per quantità di palloni recuperati e forza fisica, quando sta bene, fa davvero la differenza: non è elegante e non ha tecnica, ma se vai a vedere l'efficienza del difensore non ha eguali. E avendoci giocato a fianco, posso dirlo”.

E De Ligt?
“Se viene a mancare Chiellini, la Juve ha comunque giocatori di buonissimo livello. Il campionato italiano non li mette in difficoltà, e puoi vincerlo anche con profili buoni. Su De Ligt dico che siamo davanti a un difensore che può arrivare al top. Se lo guardi ha tutto, incarna un mix tra Chiellini e Bonucci. Ha coraggio, attacca in avanti e fa anche qualche gol: per lui vedo un grandissimo futuro, da capire chi gli sarà affiancato. Ci vorrebbe un mancino, possibilmente”.

Come si recupera Dybala?
“In primis dipende da lui e da quanto ci crede. Non possono essere sempre gli altri a determinare la prestazione di chi gioca. Questo ragazzo ha bisogno di capire cosa vuole fare, se vuole porsi certi obiettivi gli farà fare il salto di qualità. Con uno come Ronaldo, dovrebbe approfittarne e guardare come ha impostato la sua mentalità. Così costruisci il tuo lavoro, perché con le qualità che ha potrebbe fare davvero quello che vuole. Ed è anche un bel vedere, quando gioca”.

Cosa pensa del trattamento a Conte?
“Certe critiche sono normali, quando c'è una squadra così forte sulla carta tutti si aspettano un certo rendimento. Dal momento in cui manca arriva il problema, ma non per forza dipende dall'allenatore: quello che non si riesce a capire è che a volte le macchine sono difettose. Sono stati messi pezzi in maniera sbagliata, e per far sì che l'allenatore diventi meccanico serve bene”.

Eriksen viene da un'altra macchina?
“Probabilmente non si è incastrato nei meccanismi dell'Inter, ma serve capire anche che mentalità ha questo ragazzo, e chi può saperlo meglio di Conte che lo vede ogni giorno? Un allenatore non si taglia le gambe da solo, se sa che Eriksen può fargli vincere venti partite su venti, secondo voi non lo fa giocare? Sono convinto che con la sua esperienza alla fine Conte porterà la macchina al massimo dei giri. Che può essere vincere, e per me può farlo, o anche arrivare secondo come successo l'anno scorso. Quest'anno ha una rosa più completa ma sta facendo meno punti, ma sono fiducioso e continuo a pensare che l'Inter sia favorita. Molto secondo me dipende da domani...”.

Sarà il possibile punto di svolta e snodo?
“Sì. Passando il turno l'Inter è proiettata a lottare fino alla fine su ogni obiettivo. Non passando, invece, diventeranno i grandi favoriti per lo Scudetto”.

Quindi un'eliminazione potrebbe aiutare?
“Per lo Scudetto sì. Dal momento in cui dovessero uscire dall'Europa, diventano assolutamente i primi candidati alla Serie A”.

Stasera Messi contro Ronaldo. Chi preferisce?
“Messi. Sembra scontato ma fa vedere giocate elegante e geniali, mentre Ronaldo è esempio di costanza e perseveranza, più una macchina. Sono simili, ma hanno differenze fondamentali per insegnare ai ragazzi come arrivare al successo nel calcio”.

Joao Pedro ha raggiunto la maturità calcistica?
“Siamo davanti a uno che aveva bisogno per primo di credere nelle sue grandissime qualità. A Cagliari appena l'ho visto allenarsi ho subito considerato che davanti alla porta, più vicino, potesse essere molto più devastante per una squadra. Dal momento in cui qualcuno poi ha deciso di farlo, si sono visti i risultati: da trequartista era troppo fuori dal gioco. Nei primi metri è bravissimo, e vede molto bene la porta, è il classico giocatore bravo da calcetto, sa decidere con immediatezza. Non è un caso che sulla trequarti segnasse molto meno”.

Se lo aspettava così il Papu Gomez?
“Sa fare tutto. Oggi i grandi giocatori non hanno più un vero ruolo, il calcio moderno richiede una funzione, e devi essere funzionale a determinate situazioni di gioco. Con la forza che ha nelle gambe, i tre ruoli davanti li può fare tutti. Gasperini infatti gli lascia grande libertà, tanto che lui spesso viene tra le linee a centrocampo, così da togliersi la marcatura”.

Si è anche allungato la carriera.
“Sì, perché ha trovato il contesto che glielo permette. Spero regga ancora per tanti anni. Quando giocavamo assieme si vedeva che era forte ma segnava poco. Quando succedeva, erano grandi gol”.

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