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TMW RADIO - Guerini: "L'Italia di Mancini come una squadra di Klopp per quanto è unita"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020-2021
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Vincenzo Guerini intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'ex centrocampista Vincenzo Guerini, allenatore e dirigente, ha parlato in diretta su TMW Radio, durante Stadio Aperto con Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini, iniziando dall'impegno di stasera dell'Italia: "Paura non ce ne sarà, anche se noi italiani siamo specialisti nel crearsi problemi da soli, è una gara in cui conta solo il risultato e delicata sul piano mentale, sia per le conseguenze che per l'ultimo Mondiale cui non siamo andati. La squadra ha dimostrato di essere forte, il problema sono le condizioni fisiche in cui arriviamo: il nostro campionato logora molto".

Vede problemi legati al morale?
"Questa non sembra una nazionale ma una squadra di Klopp per quanto sono uniti, si vede che c'è un gruppo fantastico e questo è merito dell'allenatore. La partita di stasera è importantissima per essere sempre più convinti anche se non hanno bisogno di stimoli".

Merito del lavoro di Mancini.
"Pensiamo a quattro anni fa, eravamo demoralizzati e senza alcuna certezza. Lui ci ha creduto rendendoci tutti orgogliosi di portare in giro la maglia azzurra".

Vede il Milan vicino al traguardo Scudetto?
"Il campionato è meraviglioso, finalmente non si può scommettere su nessuno. L'Inter sembra in crisi ma attenzione... Anche il Napoli ha dimostrato di potersi giocare lo Scudetto, nonostante sia il Milan forse a meritarselo di più. Pure la Juve, anche se si nasconde, rimane sempre lì zitta zitta".

Tonali si è rimesso in gioco.
"Mi piacciono molto queste cose, soprattutto pensando a Kessié o Donnarumma, per qualche dollaro in più. In dirigenza c'è la mano di Maldini, con il suo carisma ha saputo dire di no a certe richieste: è ora di finirla, i giocatori devono sì guadagnare ma anche vedere come stanno nelle società".

Come si spiegano le difficoltà dell'Inter nel girone di ritorno?
"La mia impressione è che debbano giocare sempre al massimo e come rallentano un po' il ritmo non sono più l'Inter. Serve sempre il 100%, sennò sono vittorie forzate e senza serenità. Il Milan per esempio gioca più leggero, l'Inter più potente e sulla forza".

Che idea si è fatto dell'addio tra Dybala e la Juventus?
"La Juventus è così... Dai tempi di Boniperti e Trapattoni l'unica cosa che conta è vincere, mentre i nomi vanno e vengono. Nessuno rimane aggrappato alla società, penso pure a Del Piero: non c'è riconoscimento, dopo un po' non si parla più di loro. La società è perfetta e puntuale, forse un po' senza cuore".

Come vede la Fiorentina senza Vlahovic?
"Diamo tempo a Cabral e Piatek, la cosa migliore di Italiano è stata cambiare la mentalità dell'intero gruppo nell'arco di pochi mesi. Sembra una squadra in lotta per il campionato, gioca con la stessa mentalità in casa o fuori. L'ha fatto in poco tempo, una cosa che clamorosamente non si sottolinea. Ora sono in una posizione fantastica e non tanto per questo anno, come va va, ma per creare i presupposti per dare fastidio a tutti già dall'anno prossimo".

Chi è l'imprescindibile di questa Fiorentina?
"Con un allenatore come Italiano non ci sono imprescindibili, ruota continuamente. La sua bravura è tenere in condizione almeno diciotto giocatori senza che la squadra ne risenta, non mi meraviglia che continuino a giocare nello stesso modo anche senza Vlahovic. Conoscendo il pubblico fiorentino, è quello che vuole".

Due parole sulla Serie B.
"Parliamo del campionato più bello del mondo, sfido chiunque a indovinare chi salirà".

La Cremonese?
"Forse è una delle squadre più papabili per i primi due posti, ma anche il Monza... La grande delusione è il Parma, che ormai mi sembra non possa più rientrare. Per il resto non saprei, vedo che a Brescia mandano via Inzaghi da potenziale primo ma con certi personaggi al timone è così".

Il livello è distante dalla Serie A?
"Secondo me sì, ancora è un altro campionato. Io ho fatto tanta Serie B, ma era diverso perché i migliori stranieri allora venivano in Italia".

Come invertire il trend sui giovani?
"Il discorso parte da lontano, ci vorrebbe l'aiuto dei mass media che non mettano pressione ai ragazzi così come una mentalità diversa, vedi Spagna o Inghilterra, che non avevamo e non abbiamo. Per noi un ragazzo di 21 anni è troppo giovane... Da soli, senza aiuto di società e media, gli allenatori però non possono fare niente. Ci vuole l'aiuto di tutti".

Quello di Lucca è una dimostrazione?
"Sì. Faccio un altro esempio: a Catania c'era Moro che aveva segnato 21 gol in 20 partite, ora non segna da tre ed è massacrato. Così non va, ci facciamo male da soli".

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