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TMW - Messi, tra politica e voglia di andarsene. Bartomeu via, rischia anche Koeman?

di Andrea Losapio
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© foto di Getty/Uefa/Image Sport

La bomba è scoppiata a Barcellona nelle ultime 24-36 ore. Perché se è vero che il fuoco covava sotto la brace dopo il 2-8 subito dai blaugrana con il Bayern Monaco, l'epurazione totale che Bartomeu ha in mente per il Barcellona ha scontentato tutti, Lionel Messi in primis. I fattori ci sono tutti, dalle parole di Koeman all'atteggiamento contro Suarez. Le parole hanno un peso, Messi ha sempre noiosamente rinnovato il proprio contratto con il Barcellona, quando ha spiegato, con il virgolettato riportato dai media spagnoli, di sentirsi più fuori che dentro dal progetto era già una condanna di addio.

MESSI PADRONE DEL CARTELLINO - È risaputo ed è la verità, perché ogni anno ha la possibilità di salutare e andarsene. Però in questo momento c'è un punto oscuro, dettato da una pandemia mondiale, dal Coronavirus e dai problemi contrattuali che possono essere risolti solamente in tribunale. Messi ha firmato un documento in buona fede, ma il Barça spesso inserisce clausole nei propri documenti di modo che abbia il coltello dalla parte del manico. È così anche in questo caso? Fonti ben informate raccontano che non si meraviglierebbero di un possibile scontro in sede diverse da quelle sportive. Perché non è impensabile che il documento firmato abbia delle falle. È un limite che si protrae da tempo.

PROBLEMI ECONOMICI - Anche perché il Barcellona avrebbe un contraccolpo di immagine, ma non solo, in caso Messi volesse andare via a 0. Perché i conti non sono assolutamente in ordine, c'è un monte ingaggi clamoroso da abbattere, ci sono scelte sballate che costeranno lacrime e sangue per molti anni. In più i risultati sportivi sono negativi. In questo senso Messi rappresenta un asset che se venduto a pochissimo potrebbe valere Lautaro Martinez, con la clausola rescissoria sarebbero 700, ma l'idea è "non meno di 222", quelli spesi dal Paris Saint Germain per Neymar. Forse è il minore dei problemi in questo momento, non lo sarebbe in caso di addio.

BARTOMEU ADDIO - Non c'è possibilità che rimanga, alcuna. Però la decisione irrevocabile - e presa con una certa sorpresa, per i modi e per i tempi - di Lionel Messi ha accelerato straordinariamente un processo che aveva bisogno di tempo, anche per fissare e regolare alcune situazioni che ora possono portare a clamorosi scenari. Il Barcellona ha uno statuto molto stretto e gli investimenti spesso fanno la differenza. Inutile dire che il Barça, in questo preciso momento storico, ha dei problemi serissimi per l'economia.

E KOEMAN? C'è anche da pensare alla posizione del tecnico olandese che, di riffa o di raffa, rimarrà nella storia del Barcellona come calciatore per il gol nella finale contro la Sampdoria, come tecnico per avere spinto Messi ad andarsene, nella peggiore delle ipotesi. Nella migliore come l'allenatore che è durato meno sulla panchina del Barça. Il "basta privilegi" a uno come l'argentino suona come la condanna, per uno o per l'altro. Oggi le campane suonano a morto anche per questo motivo. Ed è probabile che sia stato scelto Koeman proprio per questo motivo: forzare la decisione di Messi a rimanere, ma indebolirlo allo stesso tempo. Ha un contratto firmato, è protetto, ma Koeman non è un allenatore come Guardiola o Klopp, non va per la maggiore. Quindi potrebbe anche rischiare seriamente il posto, non c'è preclusione in questo senso.

MESSI DECIDE TUTTO - Da quando Messi è diventato Messi, al Barcellona decide tutto lui. Gli orari degli allenamenti, chi deve fare cosa, quali sono le scelte. Per un allenatore non è semplice ed è indubbio che abbia dei privilegi che ha raggiunto anche grazie al suo status. Le sedute sono le stesse da anni, il parco giocatori è insostenibile. Per iniziare una rifondazione bisognerebbe far fuori i senatori, ma è Messi a decidere. E questa appropriazione indebita non è andata giù. Non è che succeda solamente al Barcellona, ma Koeman ha mosso le sue pedine forse con troppa foga, rompendo tutto. Senza una condivisione con Messi, che poi è la condivisione di Messi, lo spogliatoio scoppiava.

POLITICA? Perché la visione può anche essere quella di concludere una stagione, quella di Bartomeu, con anticipo. Detto precedentemente che c'è altissima probabilità che si dimetta (pur non a breve giro di posta), la decisione di Messi potrebbe anche essere politica. Il ragionamento è semplice: o con me o contro di me, il Barcellona sono io, il miglior giocatore di sempre sono io, la bandiera sono io. E finché ci sono io, qua comanderò io, con i miei pregi e i miei difetti. Se decidono altri, non ha più senso che rimanga. Ma la decisione, a questo punto, sembra di Mussoliniana memoria.

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