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TMW - Cambiasso: "Lautaro ha meno visione di Dybala, ma si muove in area come pochi"

di Tommaso Bonan
Fonte: Dal nostro inviato, Alessandro Rimi
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© foto di Imago/Image Sport

"Ho vissuto tante cose in Italia, i miei figli sono nati a Milano. C'è molto più di un triplete o di una coppa, qua ho trovato un posto dove mi sento davvero a casa". Parla così al Festival dello Sport - in corso di svolgimento a Milano - l'ex centrocampista nerazzurro Esteban Cambiasso: "I ricordi più forti che ho non sono legati a partite, ma ad allenamenti e luoghi. Alla Pinetina ho trovato una seconda casa, quanti i ricordi di spogliatoio. Quasi sogno più l'avvicinamento alle partite che non le partite stesse. Venivo dal Real Madrid, ma non esisteva il centro sportivo Valdebebas dove ci siamo allenati prima della finale della Champions 2010. Non tutti sanno che in Argentina, oltre allo spagnolo, si parla molto italiano per le tante discendenze. Ci sono tanti punti in comune: la differenza è che in Argentina all'età di 18 anni o sei esploso o non diventerai mai nessuno. Se poi hai la fortuna di Javier giochi anche
oltre vent'anni tra Argentina e Italia. C'entra molto la condizione economica là dove da noi c'è bisogno di vendere subito e fare soldi".

"Nuovo calcio? Beh si dice che non si difende più come prima perché ora un intervento al limite costa l'ammonizione facile. Io qui ho cercato di fare del mio meglio, mi sono state date delle opportunità e responsabilità. Spesso dopo il settore giovanile, oggi i ragazzi vengono mandati in B o in C per salvarsi, quando sono stati educati alla vittoria. Difficile pretendere da loro quando tornano alla base una mentalità vincente. Io tendo a difendere il calciatore. Ricordo che Crespo decise una Libertadores con una rovesciata all'età di 21 anni".

"Differenza tra Dybala e Lautaro? Paulo calcia all'improvviso con potenza e precisione impressionanti, Lautaro ha magari meno visione, ma si muove in area come pochi: la palla gli arriva sempre perché si sposta con grande intelligenza. Difficoltà della Nazionale? Non è facile con questo nuovo calcio, l'Italia fuori dal Mondiale non se lo aspettava nessuno eppure è successo. Purtroppo i Mondiali sono ogni quattro anni, vincere è sempre difficile. Poi è chiaro che ci si concentra sempre sugli errori e molto meno sui meriti altrui. Mondiale più importante? Quello del '90 anche se abbiamo perso in finale. Avevo quasi dieci anni. Kempes è stato il primo eroe a vincere un mondiale, segnando in casa due gol in finale. Maradona è nato nella parte povera dell'Argentina e penso che tutti si possano rivedere in lui di diventare il numero uno. Messi è riconosciuto in patria come non lo era qualche anno fa, stare a lungo fuori certo ti allontana dalla tua terra. Il discorso della vittoria in Nazionale rimane relativo, ma oggi Leo si sta godendo quell'amore che negli anni scorsi era ingiustamente mancato. Diego per me rimane un'intoccabile, non c'è paragone con lo stesso Pelé".

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