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Serie A, Casini: "Il decreto crescita non è così influente. Playoff? Ora non mi sembrano priorità"

di Ivan Cardia
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Lorenzo Casini, presidente della Lega Serie A, ospite del forum "Il Calcio che l'Italia si merita", organizzato dal Corriere dello Sport, ha parlato dell'impatto del decreto crescita sull'impiego di giovani calciatori italiani: "Dai dati che abbiamo raccolto, è veramente poco influente rispetto al numero di calciatori chiamati così. Identificare nel decreto fiscale la causa o la ragione di un poco impiego degli italiani è tecnicamente sbagliato. Poi è chiaro che se se ne abusa è diverso: ricordiamo che il beneficio va tutto ai giocatori. I dati che abbiamo però dicono che non c'è stato un abuso".

Beh, però ci sono squadre tutte di stranieri, tra l'altro non di altissimo livello. Il Venezia per esempio. Voi vi siete opposti a fissare dei limiti.
"La soglia di un milione impatta diversamente sulle varie squadre: ne riguarda solo alcune e ne fa fuori altre. Tenere un beneficio fiscale per alcune e toglierlo per altre non mi sembra che aumenti la competitività".

La priorità su cui lavorare?
"Sui temi tecnici, sarei un pazzo a esprimere posizioni diversi da Capello e Ancelotti. VAR a chiamata e tempo effettivo, la posizione è favorevole. Sui playoff va approfondita. La priorità secondo me emerge a livello culturale: se non partiamo da lì... Noi abbiamo un Paese con governi che durano uno-due anni, non c'è cultura della programmazione e non appartiene all'Italia. Ora, non pretendo cambi la politica, ma nel calcio forse ce la possiamo fare. Il metodo è la comparazione: ci sono tanti Paesi che hanno fatto cose eccellenti, è improbabile riprodurre un modello ma è doveroso imparare da quelle esperienze".

Playoff e playout?
"Se ne potrà ragionare più avanti. Adesso, con tutti i problemi che ci sono, non mi sembrano la priorità. Hanno pro e contro: valorizzano la fase finale, limitano la regular season. In NFL o NBA non è che c'è il rischio di cose diverse: in Italia, cosa può succedere durante la regular season?".

Il nuovo stage con giovani voluti dalla FIGC per l'Italia di Mancini?
"L'idea di riprendere il programma dei giovani di interesse nazionale è bella e necessaria, stiamo attivando maggiore collaborazione con le scuole: è da lì che bisogna ripartire, altrimenti difficilmente poi faremo progressi".

Venti squadre in Serie A sono troppe?
"Se guardiamo le altre leghe europee, la risposta è no. Però è indubbio che negli anni il progetto della Serie A è cambiato tanto, è un tema che va discusso anche con le altre leghe".

La media company è un progetto finito?
"La media company non è stata affosata, è una fake news. Ci credono tutte e venti le società, a saltare è stata la modalità cioè i fondi di investimento: non è l'unico modo e collegare la media company a un'operazione che portasse anche a una cessione di proprietà è stato un errore".

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Domenica 28 Aprile 2024
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