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Radovanovic sulla Salernitana: "Sto malissimo, più passa il tempo e più vedo le cose con chiarezza"

di Simone Lorini
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Ivan Radovanovic, ex calciatore della Salernitana, parla della situazione venutasi a creare in granata in una intervista concessa a TuttoSalernitana.com: "Sto malissimo. Più passa il tempo e più sto male perché vedo le cose con chiarezza. Anche la gente penso che sta capendo cosa voglia fare per davvero la società. Ho visto la partita di domenica, al centro della difesa mancavo solo io per ricomporre il terzetto che aiutò la Salernitana a restare in serie A. E questo ha aumentato la mia tristezza. Salerno è una piazza che potrebbe fare a occhi chiusi 50 anni di fila in serie A. Bastava poco per essere protagonisti".

Come si spiega questo penultimo posto?
"Manca umiltà. Guardate Percassi: l'Atalanta gioca stabilmente in Europa, eppure Percassi dice sempre che l'obiettivo è la salvezza. Qui invece, al terzo anno di A, ho sentito parlare di zona sinistra della classifica. Se proprio vuoi mantenere la promessa, è necessario portare calciatori adeguati nel mercato estivo. I fatti sono sotto gli occhi di tutti".

C'è chi se la prende con Sousa...
"Ha vissuto una situazione molto simile a quella di Nicola. In Austria e in inverno la società non ha portato nessun calciatore di quelli che lo staff tecnico voleva. Sousa è stato spremuto, ha dato precise indicazioni di mercato ma il mercato è stato fatto in un'altra direzione il presidente e il direttore sportivo".

Perchè non si sono dimessi, allora?
"Nicola ha conquistato una salvezza storica, si volevano programmare cose importanti e dopo pochi giorni è stato mandato via Sabatini. Io non vorrei dimenticare quanti calciatori accettarono Salerno in una condizione difficile, senza società, e sono stati tenuti ai margini e poco presi in considerazione. Dal primo giorno che è arrivato De Sanctis ho capito che non vuole calciatori portati da Sabatini e della dirigenza precedente".

A questo gruppo manca proprio la vostra anima...
"Quando sono arrivato a Salerno eravamo ultimi in classifica, era difficile accettare e io non avevo mai giocato al Sud. Mi chiamò Sabatini il 27 gennaio, mi disse che ero un leone in gabbia che aveva bisogno del contesto giusto per dare di nuovo il massimo. Seppe toccare le corde giuste, ho sentito una forza nel cuore e nella mente che mi spinse ad accettare senza nemmeno parlare di soldi. Chiesi solo un altro anno di contratto. Mi fecero notare che eravamo con un piede in serie B, ma io ero pronto a sposare la causa ed eventualmente ripartire dalla categoria inferiore per tornare in A. Facemmo due partite con mister Colantuono, che avevo già avuto a Bergamo, poi arrivò Nicola e si ritrovò con un gruppo di 30 persone. Vedevo calciatori che avevano portato in A la Salernitana che si allenavano a mille pur senza essere presi in considerazione. Voi non avete idea Di Tacchio quanto fosse importante per noi, era uno dei ragazzi con cui parlavo di più. Loro potevano lamentarsi e potevano dire: "Stiamo fuori e giocano questi che non vincono nemmeno una partita". Invece il gruppo era tutto dalla stessa parte, ero certo che bastava una scintilla per ripartire".

E poi vi siete salvati...
"E' stata logica conseguenza. Chi giocava, chi non giocava...contava la Salernitana. C'era un'unione straordinaria tra allenatore, direttore sportivo e tifosi. La loro carica è stata decisiva. C'erano 6000 persone ad Empoli e questa è l'immagine più bella che mi porto di Salerno. Sbagliammo il rigore e piangevamo tutti, ma prevaleva la voglia di salvarsi e di lasciare in serie A la città e il pubblico granata. E poi fatemi fare un'altra riflessione...".

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Giovedì 16 Maggio 2024
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