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Platek: "Ecco perché gli americani investono in Italia. Blocco mercato? Noi come Super Mario"

di Marco Conterio
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Lunga intervista a RMC Sport per Philip Platek, numero uno dello Spezia, che parla di molti temi. A partire dalla 'Little Italy' che c'è in Serie A con le proprietà straniere. "Possiamo dirlo (ride). Anche se è vero che il numero degli investitori americani in serie A è in aumento mentre Little Italy a New York si trova a confrontarsi con l'espansione di Chinatown".

Perché la Serie A attira così tanti investitori americani?
"Penso che sia dovuto principalmente alla rinascita del calcio italiano. Quando si guarda al posto del calcio italiano negli anni '80, '90 e primi anni 2000, era il migliore al mondo. E di gran lunga. Tutti i migliori giocatori volevano trasferirsi in Italia. Per diversi fattori, l'Italia è stata poi superata dalla Premier League che ha saputo vendere molto bene il suo prodotto e dalla Spagna che ha vissuto della rivalità tra Messi e Ronaldo, che ha contribuito a promuovere il proprio campionato. La Premier League resterà dove si trova, in cima. Penso che la Spagna stia scendendo un po', moderatamente, e l'Italia continuerà a tornare e a salire con club come Juventus, Inter, Milan che sono marchi importanti. Penso che molti investitori americani stiano osservando questa chiara tendenza. L'Italia attrae anche per le entrate che genera: se si crea una struttura commerciale si può avere una visione a lungo termine, non solo finanziaria, ma anche sul tema della promozione del campionato all'estero, sull'adeguamento alle tendenze attuali nell'uso dei media. La Lega Italiana ha appena aperto una sede a New York perché stiamo promuovendo la Serie A in questo territorio. Dobbiamo fare lo stesso in Asia e Medio Oriente per migliorare i ricavi dei diritti televisivi".

Qual è la mission dello Spezia?
"L'obiettivo è costruire una squadra valida e sostenibile in Serie A. Non vi dico che mi aspetto di vedere lo Spezia in Coppa dei Campioni tra cinque o dieci anni. Ci sono ovviamente progetti a livello delle nostre infrastrutture, intorno allo stadio e al nostro centro di allenamento. Stiamo continuando a lavorarci. E una cosa importante: dobbiamo costruire un centro di allenamento e avere una nostra accademia. È essenziale. Siamo arrivati ​​lì ha poco più di un anno e in parallelo con tutti questi progetti puntiamo a restare in Serie A per la terza stagione consecutiva".

Chi sono gli esempi?
"Atalanta e Sassuolo sono due buoni esempi. Sassuolo si trova un po' nella nostra stessa situazione per numero di abitanti, dimensioni della città, ecc. Quando si è in un piccolo mercato come quello, è praticamente un obbligo avere un approccio di sviluppo per giocatori, giovani calciatori. Questo è un esempio che possiamo replicare adattandolo ovviamente alla nostra realtà. Per questi due club, il loro modo di lavorare, di sviluppare talenti, questa volontà di rispettare l'equilibrio finanziario sono elementi che farli dei modelli per noi".

Come vivete la squalifica del mercato da parte della FIFA?
"Mi sento come Super Mario. Devi evitare le insidie, saltare sulle tartarughe, raccogliere monete e raggiungere la fine del livello. Poi accedi a un altro livello e ricomincia da capo, tartarughe, palle di fuoco (ride). Ioni sento come se avessi avuto 10 anni di calcio in un anno. Devo solo fare i conti con qualunque cosa accada, buona o cattiva. I giocatori vanno e vengono, i giocatori, anche gli allenatori, possono succedere infortuni. Non devi puntare il dito, farti prendere dal panico ed essere sconvolto. Vincenzo Italiano se n'è andato? Va bene, troviamo un altro allenatore".

Thiago Motta
"Ha soddisfatto i nostri criteri. Qui non possiamo avere un allenatore che dice pubblicamente: ho bisogno di un tale giocatore, mi manca questo e un tale calciatore. Non può succedere in un club delle nostre dimensioni. Il nostro allenatore deve sapere come far crescere i giovani, avere energia e dinamismo".
La Francia, con tanti giocatori giovani che state prendendo, sta diventando un modello di formazione?
"L'Italia non ha la stessa storia, non possiamo replicare il modello Francia in tutto. Stiamo reclutando in attesa di costruire l'accademia: abbiamo preso giocatori in Francia ma anche in Bulgaria, Svezia, Danimarca e Slovacchia".

Potreste comprare un club francese?
"Siamo sempre attenti, in più paesi. Deve esserci la giusta occasione, per i nostri standard economici e la giusta cultura perché gli investitori stranieri non sono ben visti ovunque. Il nome della famiglia Platek circola per molti club (in Olanda per il Vitesse): quando vedo certe cose chiamo mio fratello Robert e gli chiedo 'cosa stai facendo?' e lui mi dice 'non c'è niente'. Siamo concentrati su Casa Pia in Portogallo, su Sonderjyske in Danimarca ma non posso dirvi cosa accadrà. Restiamo sintonizzati, se avremo una buona opportunità, la coglieremo. E perché non in Francia, amo questo paese".

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Martedì 21 Maggio 2024
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