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Parma, questa è la Serie A. Il crollo nella ripresa costa già undici punti ai crociati

di Tommaso Rocca
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Un altro risveglio amaro per i tifosi del Parma, dopo quello di due settimane fa post sconfitta contro il Napoli. Questa volta, la sconfitta della squadra di Pecchia è arrivata in modo ancor più inspiegabile e fa ancora più male. Farsi recuperare in casa due gol di vantaggio da un comunque ottimo Udinese, non può dipendere solo dagli episodi, ma è senza dubbio sintomo di una qualche difficoltà che va risolta. Se a Napoli la grande attenuante per la sconfitta era l’espulsione di Suzuki, oggi lo stesso non può succedere per il rosso a Keita. Per due motivi. Innanzitutto, se nel giro di due gare subisci due espulsioni così, c’è qualcosa da registrare. Farsi espellere con così tanti minuti da giocare, con un risultato in bilico, per delle ingenuità, non è perdonabile. L’espulsione di questa sera si ricollega a quella di Suzuki: anche Keita è ancora un ragazzo giovane, che il Parma ha pagato fior fior di quattrini e che per questo sente addosso la responsabilità di dimostrare il proprio valore. Un giocatore che non conosce il calcio italiano, ma che nei piani del Parma arriva subito per essere un elemento chiave dell’undici di Pecchia. La foga ieri lo ha portato a commettere un errore imperdonabile, che ha di fatto spianato la strada all’Udinese. Diciotto minuti in campo, due gialli e diversi palloni sbagliati. Probabilmente il ragazzo ha accusato la pressione e ora, dopo un inizio da incubo, Pecchia dovrà lavorare con estrema attenzione per restituire serenità al suo giovane mediano. Tornando però al discorso precedente, perché il rosso a Keita non può essere un’attenuante? Perché il Parma, già prima dell’espulsione, si era fatto recuperare e stava soffrendo tantissimo.

L’impressione è stata che ad inizio ripresa ci sia stato un calo a livello fisico e mentale. Partendo dall’analisi sul piano atletico, la squadra sembrava in ritardo in molte situazioni e non riusciva più a coprire le stesse distanze del primo tempo. Così facendo, a centrocampo il Parma ha iniziato a soffrire l’inferiorità numerica e la fisicità dei centrocampisti dell’Udinese e soprattutto non è più riuscito ad arginare l’ampiezza del 3-5-2 di Runjaic, permettendo a Kamara di fare ciò che voleva sulla corsia di sinistra. Poi in area ci hanno pensato i centimetri di Lucca e Davis a fare la differenza, contro un Circati non in serata di grazia. Ma le difficoltà del Parma si erano viste già in avvio di ripresa: con Man e Mihaila poco brillanti, i gialloblu non riuscivano a ribaltare il fronte con pericolosità. Questo ha permesso agli ospiti di prendere coraggio e soprattutto campo. La squadra di Pecchia si è trovata lontana dalla porta e senza le energie fisiche per ribaltare il fronte, iniziando a subire ogni attacco dei bianconeri. Anche Pecchia lo ha confermato: “Nel secondo tempo abbiamo fatto tutto con un livello più basso. Quando non fai tutto al massimo succede questo. Siamo stati più sporchi nel palleggio, meno cattivi nel pressing e nella riagressione”. Inoltre, con il calo di Bernabé sono emerse anche tante difficoltà nella costruzione e nella gestione del pallone. Finché lo spagnolo gestiva la manovra con qualità e rapidità, il Parma ha espresso un gioco fluido e dinamico. Quando l’ex City è calato ed è uscito un po' dai radar, gestendo meno palloni, la squadra non è più riuscita a mantenere il palleggio e a trovare soluzioni.

L’altro grande tema, oltre alla tenuta fisica, riguarda l’aspetto psicologico. C’è un dato su questo prime quattro giornate che testimonia perfettamente le difficoltà del Parma nella gestione: se le gare fossero terminate con i risultati del primo tempo, la squadra di Pecchia sarebbe in testa a punteggio pieno, senza gol subiti. Al contrario, con i risultati nel secondo tempo, il Parma sarebbe ultimo, ad un solo punto e con un solo gol realizzato. Una differenza così netta che non può essere spiegata solo con un calo fisico, ma è correlata anche ad una difficoltà sul piano mentale. Non della voglia di portare a casa il risultato, che non è mai mancata, ma sulla capacità di prendere scelte con lucidità anche nei momenti di maggiore sofferenza. E’ proprio la lucidità ciò che è mancato a Suzuki e Keita. Una difficoltà nella gestione del vantaggio che già era emersa nella prima parte dell’avventura di Pecchia a Parma. In quel caso si trattava chiaramente di una mancanza psicologica, una costante paura di esser recuperati come già avvenuto più volte. Ora bisogna assolutamente scacciare subito questi brutti fantasmi e ritrovare la serenità e la lucidità necessarie per non buttare al vento l’ottimo lavoro svolto nelle prime fasi di gara. C’è da lavorare sul piano atletico e soprattutto sul piano mentale. La Serie B magari qualche volta perdonava, la Serie A no. Sbagli? Vieni punito. Il Parma deve impararlo al più presto, perché sono già 11 i punti persi nel secondo tempo. Una squadra giovane, che forse paga l’inesperienza, ma che deve immediatamente correggere il tiro: è vero che da questi errori si impara, ma la Serie A non ti aspetta e per salvarsi bisogna mettere da parte più punti possibile quanto prima. Con questi errori non ti salvi.

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